Epifania 6 gennaio - Sito di don Antonello

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Epifania 6 gennaio

Liturgia della Parola > Natale


Epifania del Signore

Con la festività odierna stiamo per chiudere il Tempo di Natale, che si concluderà domenica prossima, con la celebrazione del Battesimo di Gesù.
Nel brano di Isaia, oggi, ci viene mostrata che si realizza la promessa che Dio sarebbe intervenuto a salvare l'umanità e che sarebbe stato luce per tutti: "Alzati, rivestiti di luce, - dice Isaia -, perché viene la tua Luce, la gloria del Signore brilla sopra di te". Questa luce che Dio promette è la sua Gloria, è suo Figlio Gesù che "ha preso dimora in Sion". È una luce che toglie le tenebre del male e illumina e dovrebbe illuminare completamente tutte le genti.
Stiamo celebrando la solennità della Epifania del Signore, e la parola “Epifania” vuol dire manifestazione: Gesù che si manifesta, che si mostra. Il Natale è iniziato con la manifestazione del Figlio di Dio: si è manifestato agli ebrei, quando dopo la nascita si è mostrato ai pastori, gente semplice, rifiutata e povera, che apparteneva al popolo eletto. Ma Gesù non si è incarnato solo per essere salvezza del popolo ebreo e degli ultimi, ma si è incarnato per essere salvezza di ogni persona, perché l’amore e la misericordia è per tutti gli uomini. Infatti, ci dice Paolo “che le genti (cioè anche i pagani) sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo”.
E la liturgia odierna ci mostra che Dio si manifesta non solo a delle persone ebree, ma si manifesta anche a degli individui che vengono da oriente, che Matteo chiama Magi, che forse sono Sacerdoti di un’altra religione o maghi o astrologi che interpretano i corpi celesti. Non conoscono il Dio degli ebrei, ma, studiando i corpi celesti, sono affascinati da una stella cometa che interpretano come segno che è nato il nuovo re dei giudei, e si incamminano, mettendosi alla ricerca. Sono delle persone pagane che partecipano al mistero della nascita di Gesù: “Entrati nella casa videro il bambino con Maria sua Madre, si prostrarono e lo adorarono”, e gli offrono i loro doni: oro, riconoscendo in lui il Re, incenso, in quanto divinità, e la mirra che serviva per ungere i cadaveri, riconoscendo in lui il Dio fatto uomo.
I pastori sentono l’annuncio degli angeli e si recano ad adorare il bambino, i Magi, guidati dalla stella cometa, si mettono alla ricerca; Erode e gli scribi, dalle Scritture sapevano che doveva nascere il Re dei Giudei, ma non si mettono alla ricerca. Erode sa, ma resta fermo, e manda i Magi a cercare, e così resta fuori dalla salvezza: eppure sapeva che doveva venire il Salvatore e non lo ha voluto accogliere, per paura che gli prendesse il posto come Re.
Anche noi, come i Magi, nella nostra vita sperimentiamo questa stella cometa che è Dio che ci cerca, anche noi, come Erode, come i capi dei sacerdoti e come gli scribi conosciamo la Parola di Dio: ci mettiamo veramente alla ricerca del Salvatore, oppure rifiutiamo Gesù perché non accettiamo le sue parole e il suo modo di comportarsi, perché non vogliamo convertirci e cambiare vita? Vogliamo essere autosufficienti, senza bisogno che ci sia Gesù a indicarci quella che deve essere la nostra strada e la nostra vita per accogliere la salvezza; non siamo disposti a fare delle rinunce. Abbiamo la fede, siamo gelosi della nostra fede, ma non riconosciamo l’opera di Dio in mezzo a noi. Come Erode, tante volte non vogliamo perdere il nostro prestigio, non siamo disposti a non essere più il “Re” della nostra vita.
Ci dice Paolo, che tutte le genti, che tutti i popoli sono chiamati a formare lo stesso corpo: anche noi abbiamo il dovere di portare agli altri il dono della fede, di comunicarlo, aiutando tutti gli uomini ad accogliere la “Luce” che Dio ci ha donato, donando questa Luce anche a quelli che sono lontani dalle mie idee e dalla mia mentalità. Anche noi dobbiamo manifestare il Signore agli altri, attraverso la nostra vita.

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