23 domenica Ordinario
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23 domenica Ordinario
La Liturgia odierna ci offre alcune indicazioni che sono utili per costruire la nostra comunità cristiana.
Spesso durante la celebrazione Eucaristica sentiamo dei brani di vari profeti: Isaia, Geremia, Ezechiele e tanti altri. Chi è il profeta? Il Profeta è colui che annuncia la Parola di Dio. Ma quando parliamo di profeti, pensiamo solo a Isaia, Geremia o Ezechiele dei quali sentiamo alcune letture, però ci dimentichiamo che “profeti” dobbiamo essere anche tutti noi e che dobbiamo annunciare a tutti la Parola di Dio. Infatti, con il Battesimo che abbiamo ricevuto siamo diventati profeti, annunciatori della Parola di Dio.
Parlando a Ezechiele, Dio mette in rilievo quello che è il compito del profeta, che deve essere “sentinella per la casa di Israele”. E anche noi dobbiamo essere “sentinelle”, dobbiamo preoccuparci degli altri, dobbiamo esercitare la carità verso tutti, e Paolo ci ricorda che “la carità non fa alcun male al prossimo”.
Spesso noi ci occupiamo degli altri, controlliamo quello che fanno e come si comportano, e di tutto questo ne parliamo con altre persone: forse non siamo “sentinelle” per aiutare gli altri a migliorare, ma ci trasformiamo in giudici criticando e giudicando il comportamento di qualche nostro fratello, e, magari, lo diffamiamo.
Il Signore ha detto a Ezechiele, e lo ripete oggi a ciascuno di noi: “Quando sentirai dalla mia bocca una parola, tu dovrai avvertirli da parte mia”, “Se io dico al malvagio, ‘malvagio tu morirai’, e tu non parli, della sua morte domanderò conto a te”, “se tu avverti il malvagio e si convertirà, tu ti sarai salvato”. È lo stesso discorso che fa Gesù nel Vangelo, quando ci offre alcuni elementi che dobbiamo vivere, per poter costruire la nostra comunità nell’amore.
Il primo elemento di cui ci parla è quello della correzione fraterna, quello di cui ci ha parlato il brano di Ezechiele, cioè che dobbiamo aiutare i nostri fratelli ad ascoltare e mettere in pratica la Parola di Dio; mentre talvolta per noi correggere gli altri significa criticarli e giudicarli negativamente per i loro atteggiamenti. Il nostro compito è che dobbiamo interessarci della salvezza del nostro fratello, per poter costruire veramente una comunità. E questo lo possiamo realizzare se nel nostro cuore c’è l’amore per gli altri. Questo non è facile, perché tutti siamo peccatori e abbiamo bisogno di convertirci, di cambiare vita.
E tutti possiamo cambiare vita, possiamo essere nuovi davanti a Dio. Se uno ci offende, noi lo perdoniamo, però nel nostro cuore non abbiamo sempre totale fiducia in quella persona che ci ha offeso. Dio è diverso da noi, e quando gli chiediamo perdono per i nostri peccati, il nostro peccato viene cancellato, per Dio non esiste più, e Dio riacquista piena fiducia in noi, come ci dice Gesù: “tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo”. Per Dio, il nostro peccato, la nostra offesa, non esiste più. È il potere grande della confessione che ristabilisce una totale fiducia di Dio nei nostri confronti. È segno del suo Amore.
Perché possiamo essere vera comunità dobbiamo preoccuparci della salvezza degli altri, dobbiamo rispettare e valorizzare la fiducia che Dio ha nei nostri confronti, e, il terzo elemento che ci offre Gesù, dobbiamo vivere facendo in modo che il Signore sia presente all’interno della comunità: “Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro”. Questo possiamo realizzarlo solo se il nostro cuore è pieno di Amore verso Dio e verso i nostri fratelli.
Dobbiamo essere profeti, annunciando la Parola di Dio, dobbiamo essere sempre pronti a perdonare le offese ricevute, dobbiamo cercare di aiutare tutti a salvarsi accettando la misericordia di Dio e convertendosi, realizzando sempre la presenza del Signore vicino a noi: tutto questo possiamo farlo se siamo animati dalla carità, siamo animati dallo spirito di Amore che deve essere presente nel nostro cuore.
“Ascoltate oggi la voce del Signore”.