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20 domenica Ordinario

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20 domenica Ordinario

Tutti quanti sappiamo e siamo convinti che Gesù sia buono e misericordioso verso le persone che hanno bisogno e che chiedono il suo aiuto, e, forse, leggendo questo brano del Vangelo siamo rimasti un po’ sconcertati per l’atteggiamento che ha assunto nei confronti di questa donna cananea, nel vangelo di Marco chiamata donna siro-fenicia, che gli chiede l’aiuto per salvare la figlia che è tormentata dal demonio. Anche a me, in passato, era sembrato un atteggiamento molto duro che Gesù aveva assunto.
Alla preghiera della donna, la prima volta “non le rivolse neppure una parola”. Poi, quando gli apostoli gli chiedono di esaudirla per non essere più disturbati dalle sue grida, Gesù sembra quasi mettersi in contrasto con il brano di Isaia, prima lettura, che ci parlava che la salvezza era offerta a tutti gli uomini, sia ebrei che stranieri, e sembra anche in contrasto con Paolo che afferma che Dio è misericordioso verso tutti, e Gesù risponde che lui è stato mandato per le pecore perdute della casa di Israele, e non per questa donna straniera. Alla ennesima richiesta di aiuto da parte di questa donna, quasi la paragona a un “cane”, e le risponde: “Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini”. Sconvolgente questa risposta di Gesù. Forse oggi, qualcuno sarebbe d’accordo nel considerare gli stranieri come dei cani. I pagani erano indicati con l’appellativo di cani, non in senso dispregiativo, ma per evidenziare che chi non conosce Dio trascorre la sua vita senza meta e senza speranza, che, cioè, chi non conosce Dio è randagio come un cane che nella sua vita non ha alcun obiettivo preciso se non quello della sopravvivenza.
Anche noi uomini certe volte ci sentiamo come questa cananea che si sente rifiutata.  Qualche volta anche noi ci rivolgiamo a Dio per chiedergli aiuto, e Dio non ci risponde, e allora la nostra fede in Lui un po’ crolla. Ci sono anche varie categorie di persone che vorrebbero entrare in relazione con il Signore e con la Chiesa, ma si sentono rifiutate e non accolte, si considerano indegne di avvicinarsi a Dio e mettono da parte la loro fede: pensiamo ai divorziati risposati, che soffrono per la loro situazione di divorziati e che forse ora vivono con maggiore impegno questa seconda esperienza, o pensiamo agli omosessuali che, come i divorziati, non possono accostarsi ai sacramenti, perché la loro vita non corrisponde al piano di Dio. La situazione di questa donna cananea esiste anche nel nostro mondo nel quale sembra che la Chiesa si disinteressi di certe situazioni e non rivolga neanche una parola per accoglierli. E questa situazione suscita anche oggi tanta incomprensione e tante discussioni. Non voglio assolutamente dire che possono tranquillamente accostarsi ai sacramenti, ma voglio solo dire che non dobbiamo mai perdere la nostra fede in qualunque situazione ci troviamo. La liturgia odierna non offre una soluzione a questi problemi, ma certamente ci offre un messaggio di speranza.
Forse anche noi faremo l’esperienza della cananea e ci sembrerà che il Signore non ascolti le nostre preghiere e che la Chiesa non ci ascolti come persone che sono care, (anche tanti Santi hanno vissuto questa esperienza nella storia della Chiesa): in questo caso dobbiamo avere il coraggio e la speranza della cananea, che, anche sentendosi rifiutata, ha continuato a chiedere ostinatamente e con caparbietà, e anche lei, pagana, ha potuto gustare il pane della salvezza, che era riservato ai figli. Siamo invitati ad avere sempre fede e a essere incoraggiati dalla speranza.
“Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri. E da quell’istante sua figlia fu guarita”.

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