1.a Messa don Luca Venturelli - Sito di don Antonello

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1.a Messa don Luca Venturelli

Riflessioni
Omelia tenuta il 22.07.2001 in occasione della prima Messa Presieduta da don Luca Venturelli.

 Carissimo Luca, sono senz'altro momenti di grande emozione quelli che stiamo vivendo. Emozione per te quando, ieri sera, attraverso l'imposizione delle mani e la preghiera, il Vescovo ti ha trasformato completamente: come battezzato partecipavi al sacerdozio di Gesù Cristo, come ogni cristiano, ora sei diventato partecipe dei suoi poteri Sacerdotali per dare lo Spirito Santo ai credenti e per comunicare a tutti noi la grazia e la Misericordia di Dio attraverso i Sacramenti.
 Emozione per la tua famiglia che per tanti anni ti ha accompagnato in questo cammino verso il Sacerdozio, e che ieri pomeriggio, rivivendo l’esperienza di tanti genitori della Sacra Scrittura, ha rinunciato a te per offrirti totalmente al Signore perché tu sia al Suo completo servizio.
 Emozione, senz’altro, per tutta questa comunità, perché attraverso il tuo sacerdozio abbiamo modo di vedere che Dio continua ad amarci, nonostante il nostro peccato, e continuamente ci viene incontro, anche suscitando persone che attraverso il dono del sacerdozio hanno il compito di avvicinarci a Dio, a questo Dio che non si stanca mai di amarci.
 E, permettimi, sono momenti di emozione anche per me, per questo compito difficile che mi hai affidato di starti vicino anche in questo momento in cui per la prima volta presiedi la Celebrazione Eucaristica, chiamandomi a fare l’omelia per questa tua messa di ringraziamento a Dio per il dono che ti ha fatto. Luca, ti ringrazio per la fiducia che hai avuto in me: quando me l’hai chiesto, non ti ho detto subito di si, sia per la complessità del tema del Sacerdozio, sia per la mia incapacità a trattare questo tema e principalmente ho avuto tentennamenti per la mia precarietà fisica. Ma sono molto contento di essere qui oggi, insieme a te e a questa comunità per ringraziare Dio del dono che ha fatto a te e a tutta la Chiesa.
 Il sacerdote è un uomo che è stato scelto da Dio; è stato il Signore che ha scelto te e non ha scelto altri. E di solito il Signore non sceglie in base alla nostra mentalità umana che ci porta a scegliere "i migliori" secondo il nostro modo di ragionare; "Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti, ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti" ; e questo prima che a te o ai Sacerdoti presenti, lo sto dicendo a me.
 Ma Dio ha avuto uno sguardo d’amore per te, come lo ha avuto per il giovane ricco (Mc.10). Forse questo episodio ti ricorda qualcosa di particolare, Luca.
"21Allora Gesù, fissatolo, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: và, vendi quello che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi». 22Ma egli,ci dice l’evangelista Marco, rattristatosi per quelle parole, se ne andò afflitto, poiché aveva molti beni."
 La vocazione è sempre uno sguardo d’amore da parte di Dio, verso colui che è chiamato. Dio pone il suo sguardo d’amore su colui che chiama, e chiede una risposta d’amore.
 Dio ha posto il suo sguardo d’amore su di te, Luca, e sei chiamato a dare una risposta d’amore ogni giorno, con tutta quanta la tua vita, lasciando tutto, lasciando il tuo passato con le sue tristezze e con le sue sicurezze, lasciando la mentalità umana con il suo egoismo e il suo arrivismo, lasciando il tuo orgoglio, lasciando tutto ciò che ti impedisce di rispondere con coraggio e generosità a questo impegno del Ministero Sacerdotale. Questa deve essere una caratteristica di ogni sacerdote, questa deve essere una tua caratteristica, Luca, se vuoi veramente seguire il Signore e vuoi camminare con Lui, altrimenti sarà un sacerdozio sterile, che non produce frutti, perché non unito a Cristo che è la vite.
"Sii fedele fino alla morte e ti darò la corona della vita .": hai voluto scrivere questa frase dell’Apocalisse(2,10), nella partecipazione per il tuo Sacerdozio.
Sii fedele al tuo sacerdozio, e non trasformare questo ministero sacerdotale in un mestiere sacerdotale, che ti può dare una certa sicurezza economica, sociale, affettiva, se vuoi, ma che ti impedisce di essere un ministro dell’Amore di Dio.
 Essere Sacerdoti vuol dire che dobbiamo essere coscienti che " Lo Spirito del Signore è su di me, per questo mi ha consacrato con l’unzione". Siamo persone consacrate a Dio, in noi non ci deve essere più nulla di profano o di secolare: dobbiamo essere completamente del Signore. L’unzione delle mani di ieri pomeriggio da parte del Vescovo ha trasformato completamente tutto il tuo essere, in maniera da consacrarti ed essere tutto di Dio; una consacrazione che non era per te, Luca, per il tuo prestigio, per la tua gloria, ma sei stato consacrato Sacerdote per i fratelli, per noi, per santificare, per benedire, per predicare nel nome di Cristo.
" Lo Spirito del Signore è su di me": per questo devi essere una sola cosa con Cristo, devi essere un altro Cristo in tutte le scelte della tua vita.
 Essere Sacerdoti non è facile; non lo è mai stato, e ancora meno lo è oggi: talvolta siamo inviati tra persone che "non ci comprendono", ci troviamo in una società che mette in crisi le istituzioni, ci troviamo in un mondo di permissivismo in cui tutto è lecito, ci possiamo trovare inseriti in un ambiente pieno di fratture e di divisioni, c’è l’influsso dei giornali, televisione, pubblicità che ci mostrano falsi miti da imitare e da seguire, e tanti valori umani e materiali, presentati come valori fondamentali per la nostra vita. E restare fedeli al nostro ministero in questa situazione è molto difficile, perché anche noi sacerdoti, con la nostra umanità, talvolta siamo distratti da questa realtà umana, perché il Sacerdote è un peccatore come gli altri, è un uomo che porta nel proprio cuore l’esperienza del peccato. Eppure è a queste mani di peccatore che Dio ha affidato il ministero del suo immenso Amore. E noi Sacerdoti siamo coscienti di essere strumenti della misericordia di Dio, perché questa misericordia prima che verso gli altri, Dio l’ha usata verso di noi, chiamandoci a questo ministero, nonostante tutto.
 Talvolta anche la comunità cristiana vuole fare a meno di Dio, e chiede al sacerdote non di essere sacerdote annunciando la Parola di Dio e portando la Salvezza, ma chiedendo solamente un efficientismo organizzativo, che certe volte ci scarica spiritualmente, facendoci trascurare il nostro incontro personale con Dio, che ci porta a dimenticarci del nostro Sacerdozio come ministero di salvezza. La gente, in noi Sacerdoti vuol vedere il Signore, vuol vederlo in te, Luca, e come Sacerdote devi assomigliare sempre più a Cristo, a questo Cristo che ti ha amato e che continuamente ti chiama.
 E allora prendilo come modello, fai in modo che sia il centro, il punto di riferimento di tutta la tua vita e di tutta la tua attività, mettiti in ascolto della Sua Parola e trasforma la tua vita alla luce della Sua parola. Ogni giorno, fai esperienza di Gesù, incontrati con Lui, siediti ai Suoi piedi, come Maria (Vangelo odierno).
 Cerca di avere una grande familiarità con Gesù: vivi l’Eucaristia, intensifica la tua vita spirituale. Perché ogni sacerdote deve trovare lunghi tempi di preghiera, per entrare in dialogo con Gesù e tenersi unito a Lui e così diventare sempre più immagine di Cristo, che ha annunciato e comunicato a tutti noi la Salvezza.
" Lo Spirito del Signore è su di me, per questo mi ha mandato per annunciare ai poveri un lieto messaggio"
 Sei stato consacrato per essere un annuncio di salvezza anche con la Parola.
Perché uno dei compiti del Sacerdote è quello di annunciare la Parola di Dio, di trasmettere agli altri la sua esperienza personale di Dio. Luca, devi annunciare, devi trasmettere agli altri l’Amore di Dio, la sua bontà, la sua fedeltà, la sua premura di perdonare sempre. Devi trasmettere la vittoria di Cristo sul peccato, sulla morte, sulla paura. Devi trasmettere che Gesù Cristo è risorto, è il Salvatore, e l’uomo non è più solo, in balia dei suoi istinti, del male, della violenza, ma ognuno di noi può risorgere, può divenire libero, e possiamo sempre diventare persone capaci di amore, di perdono, di compiere il bene. Il Sacerdote deve sperimentare queste verità e le deve trasmettere, per infondere nel cuore dell’uomo la speranza cristiana. E devi trasmetterlo con le tue parole, e principalmente con la tua presenza: una presenza evangelica, umile, serena, pacifica, con la presenza di cristo Amore.
" Lo Spirito del Signore è su di me, e mi ha mandato per proclamare ai prigionieri la liberazione, ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi"
 L’uomo ha bisogno che qualcuno gli confermi che Dio è vita, che sta con ciascuno di noi, che ci ama per quello che siamo, anche con il nostro peccato, che siamo sempre chiamati a vincere, ma che non impedisce a Dio di amarci.
 E questo è compito del sacerdote, che deve essere sempre l’uomo della speranza, colui che può illuminare gli altri, che li sprona, che li sostiene, che li consola, che li aiuta. Devi essere uomo di speranza cristiana, per ogni uomo, per ogni famiglia, in questo mondo che tante volte non ha più speranza, che è deluso, che vive nell’affanno, nell’egoismo, nella rivalità, nella schiavitù del peccato.
 In una tua immagine ricordo dell’Ordinazione sacerdotale hai voluto mettere il volto di Cristo sulla croce: ecco in che modo devi vivere il tuo Sacerdozio, Luca: devi essere un altro Cristo che sulla Croce quotidiana offre la sua vita per Amore di tutti gli altri. Certo non è molto facile per noi accettare qualunque tipo di sofferenza e di dolore, specialmente se morale, non sempre siamo disponibili ad accettare qualche cosa che non va secondo la nostra volontà. Ci costa molto. Perché ci porta a rinunciare a noi stessi, ai nostri progetti, ai nostri ideali. Però seguire Gesù vuol dire saper prendere la nostra croce ogni giorno, e camminare con Lui sul Calvario, sino ad arrivare a essere crocifissi con Lui. E’ passata attraverso la Croce di Gesù la nostra Salvezza, passa anche attraverso la nostra Croce la Salvezza degli uomini.
 Matteo nel suo Vangelo ci riporta queste parole di Gesù:
"Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua" (16,24)
 Seguire Gesù vuol dire prendere la Croce: la croce dell’annullamento di sé, la croce dell’essere incompresi, la croce della persecuzione materiale e principalmente di quella spirituale, la croce perché non siamo accettati con la nostra personalità e con le nostre idee. Però Gesù ci ripete "Se qualcuno vuol venire dietro a Me, prenda la sua croce". E questo vale per tutti i cristiani e in particolar modo per noi Sacerdoti che dobbiamo testimoniare con la nostra vita che seguiamo Gesù sino alla totale offerta di noi per Amore dell’altro.
 Troverai tante Croci, Luca, nella tua vita di Sacerdote: accettale e prendile sulle tue spalle. Molte volte saranno croci incomprensibili, inaspettate, che forse qualcun altro ti mette addosso, e sono quelle più difficili da portare. Abbi fede che non sei solo in questo cammino lungo il Calvario: c’è sempre Cristo con te ed è Lui che ti aiuta a portare la croce.
 Quel giovane a cui Gesù rivolge l'invito a seguirlo, ci dice l'Evangelista Marco, che "rattristatosi...se ne andò afflitto, perché aveva molti beni" e non voleva rinunciarci.
 Tu hai dato una risposta diversa, Luca: ti sei reso pienamente disponibile a Cristo, a seguirlo, a rinunciare a te stesso. Ma quante persone si comportano come questo ricco e non hanno il coraggio di dire il loro "si" a Dio?
 Ce ne accorgiamo continuamente, perché notiamo che mancano sacerdoti per soddisfare le nostre necessità spirituali, assistiamo al fenomeno di tanti seminari che si svuotano, vediamo che, purtroppo, certe volte, anche noi Sacerdoti non ci comportiamo da veri sacerdoti, perché ci manca, talvolta, il coraggio di ripetere il nostro "si" totale a Dio, e allora come cristiani dovremmo sentire sempre più la necessità di pregare, di chiedere a Dio che ci mandi non Sacerdoti, ma santi Sacerdoti. Dobbiamo pregare, pregare perché Dio continui a darci il dono di Sacerdoti Santi che annunciano con la Parola e con la vita, la Sua Misericordia, dei Sacerdoti che hanno il coraggio di ripetere continuamente il loro "si", nonostante le incomprensioni, i problemi, le difficoltà, le nostre miserie umane.
 Noi Sacerdoti dobbiamo avere il coraggio di buttarci veramente nelle mani di Dio, con fede, come Maria, la cui vita è stata un continuo "si" alla proposta d'Amore di Dio, proposta d'Amore che si manifestava anche nelle difficoltà e nella sofferenza.
 Prendiamo esempio dalla Madonna, che con il suo "Fiat" ci ha dato il Salvatore: daremo anche noi Cristo agli uomini, se abbiamo la forza di perderci totalmente in Dio, perché è Lui la Pace, la Gioia, la nostra Sicurezza.
 Il "si", l"eccomi" che hai pronunciato ieri davanti al Vescovo, devi avere il coraggio e la forza di pronunciarlo quotidianamente, rinnovando ogni giorno la tua consacrazione a Dio e ai fratelli , per non "abituarti" a essere Sacerdote, ma ogni giorno facendo una nuova offerta di te.
 E concludo facendo mie le parole di Emilio Romeri, che rivolgo a te Luca, dopo averle già rivolte a me:
Quando ti senti solo, Dio è con te. Rivolgiti a lui con fiducia. Egli ti dice:"Io sono con te tutti i giorni".
Quando ti senti stanco, ricorda: «Solo in Dio riposa l'anima mia...»; «Venite a me voi tutti che siete affaticati e stanchi e io vi ristorerò " .
Quando tutti ti sono nemici, non ti comprendono, ostacolano le tue idee, pensa: «Dio mi ama, egli è potente, è forte, il vincitore». «Che cosa può farmi l'uomo?». E perdona sempre, sii misericordioso, sta' in pace. Benedici, non maledire. Ricambia col bene il male. Ama il tuo nemico.
Quando ti sembra di non farcela più, il lavoro è superiore alle tue forze, la missione che Dio ti ha affidato è in salita, è croce: «alza gli occhi a Dio, pregalo, invocalo con forza e insistenza, supplicalo, affidati a lui, offri il tuo soffrire per amare i fratelli e troverai in te la pace e la gioia che Dio dona ai suoi amici. Ripeti: «Quando sono debole, è allora che sono forte». «Coraggio, non temere, io sono con te».
Quando il tuo peccare ti porta ad abbatterti, di' subito: «Signore Gesù Cristo, abbi pietà di me peccatore» e rialzati, vivi da risorto, ama il fratello, non chiuderti in te stesso, testimonia la gioia che Dio pone in te, perché egli è pronto a donarti misericordia, a perdonarti e donarti una vita nuova.. Apri il tuo cuore a Dio, fallo entrare in te, che sia lui in te ad amare ogni prossimo che incontri, a suggerirti come agire: piccoli gesti di affetto, fa silenzio per ascoltare, fa tuo quel dolore o quella gioia, condividi con gioia e semplicità i beni materiali e spirituali, che sono dono di Dio. E prega, prega per tutti.
E quando il tuo dolore è cosi forte da non poter parlare, ricorda il sacrificio di Cristo. Egli è morto e risorto per te, proprio per amore tuo, perché tu possa un giorno vivere eternamente con lui, godere della sua stessa gioia. Unito a Cristo, offri il tuo dolore per la salvezza delle anime.
E così sia

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