Epifania
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Epifania
La parola “Epifania” significa “manifestazione”, e con questa solennità che oggi stiamo celebrando, siamo quasi alla fine del Tempo di Natale che si concluderà domenica prossima con la celebrazione del Battesimo di Gesù, quando Gesù inizierà i suoi tre anni di apostolato.
Dio, inviando Gesù, è stato grazia, verità, ci ha donato la vera vita, ci ha comunicato la redenzione, la salvezza, perché Gesù è la luce che Dio offre ad ogni uomo, senza escludere nessuno, siano ebrei o siano stranieri. Solo che davanti ad ogni proposta di amore che Dio ci rivolge, possiamo dare varie risposte.
Il brano di Matteo ci parla di alcuni Magi, che noi chiamiamo i tre Re Magi, che sono stranieri, sapienti e studiosi, e nel cielo vedono una stella, un segno prodigioso, che, secondo le loro profezie, rivelava la nascita del re dei Giudei che portava la pace e la vita sulla terra, e allora si sono messi in viaggio alla ricerca di questo re. Viaggiavano con i cammelli per cercare il Re dei Giudei, non erano con la barca o con il gommone, eppure anche loro hanno trovato i “porti chiusi”, per l’indifferenza degli scribi e dei dottori della Legge, e per il desiderio di omicidio da parte di Erode. La storia, in vari modi, si ripete sempre. Si vuole la morte di Cristo.
Come arrivano a Gerusalemme la stella scompare. Perché scompare la stella? Anche Gerusalemme deve sapere che è nato il loro re. Ma questa notizia al popolo ebreo non la deve dare la presenza della stella cometa, ma questa notizia la devono dare loro, i Magi, e danno questa notizia chiedendo e domandando dove si trova il re dei Giudei. Continuano il loro cammino verso Betlemme, lo trovarono, lo adorarono, e annunciarono agli ebrei che era nato il Re dei Giudei. I Magi sono stati la stella che ha illuminato il popolo ebreo, e anche noi dobbiamo essere la “stella”, per chi cerca Cristo.
I Magi sapevano che doveva nascere il Re dei Giudei, e si sono messi a cercarlo. Anche i dottori della Legge, dalle Scritture sapevano che doveva nascere il Re dei Giudei, ma non lo hanno cercato. Tra il conoscere le Scritture e viverle nella loro vita, c’era un abisso. Le Scritture erano indipendenti dalla loro vita. Le Sacre Scritture erano una cosa, la loro vita era un’altra realtà indipendente dalle Scritture. Se quello che conosciamo delle Scritture, del Vangelo, se non lo viviamo nella nostra vita, allora, non abbiamo la salvezza. Oggi si parla molto del Vangelo, lo si studia, si citano frasi, …, ma raramente lo mettiamo in relazione con la nostra vita: da una parte c’è il Vangelo, e dall’altra parte c’è la nostra vita, che è molto diversa dal Vangelo. Magari noi siamo contenti e tranquilli perché conosciamo il Vangelo, e questo per noi è sufficiente, perché crediamo di essere veri cristiani perché conosciamo il Vangelo, anche se la nostra vita la viviamo in un altro modo.
Anche Erode non risponde a questa grazia di Dio: crede che Gesù sia un pericolo per il suo regno e decide di ucciderlo. Erode è ancora presente anche oggi: Erode è il nostro mondo moderno, è la cultura atea che è presente nella nostra società. Oggi prevalgono le tenebre dell’idolatria, dell’immoralità, della depravazione, per cui, per paura, si sente il bisogno di allontanare Cristo crocifisso che è la Luce e la sorgente della vera speranza. Le tenebre odiano la luce perché le loro opere sono malvage.
“Alzati, rivestiti di luce”, ci dice Isaia, e Paolo ci ricorda che tutti siamo chiamati a formare un unico corpo; come hanno fatto i Magi, mettiamoci in cammino anche noi, per incontrare Gesù: lasciamoci illuminare da Dio, dal Vangelo e comunichiamo Cristo ai nostri fratelli, con la nostra vita di Amore.