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5 Pasqua

Liturgia della Parola > Tempo Pasquale


5 domenica  di Pasqua

La pagina degli Atti degli Apostoli ci mostra che nella vita della Chiesa delle origini ci sono momenti molto belli e anche momenti di difficoltà. Quello che era il momento bello è che la Chiesa «era in pace per tutta la Giudea, la Galilea e la Samaria; essa cresceva e camminava nel timore del Signore, colma del conforto dello Spirito Santo», come ci ha riferito questa pagina degli Atti.
Però, all'interno della Chiesa c’è anche una difficoltà: quella di accettare la presenza di Paolo: infatti, non tutti, sono disposti ad accoglierlo perché molti continuano ad avere  una certa diffidenza verso il persecutore Saulo che ora è divenuto evangelizzatore con il nome di Paolo. La comunità degli apostoli accoglie Paolo, che, però corre il rischio di essere ucciso, e decidono di trasferire Paolo a Tarso, la sua terra di origine.
Questa situazione di gioie e di dolori è sempre presente nella Chiesa, anche oggi: se la vita della Chiesa è bella o presenta difficoltà, molto dipende da noi cristiani, se, cioè, il nostro volto è luminoso. Se viviamo da testimoni e viviamo nel vero amore, allora brilla la nostra bellezza spirituale e non c’è più spazio per le realtà umane.
Anche Giovanni, nel brano della sua prima lettera si sofferma su questo argomento, che con le nostre azioni dobbiamo mostrare che siamo cristiani. Non basta che parliamo di amore, o che la parola amore sia sempre sulla nostra bocca, ma è necessario che l'amore sia il nostro stile di vita. È questo l'amore che è accetto a Dio, che dimostriamo l’amore verso tutti gli altri. Tante volte ci scoraggiamo a causa del nostro peccato e della nostra debolezza, ma il cuore di Dio è molto più grande del nostro piccolo cuore, e questo ci consola perché nulla può superare la grandezza dell'amore misericordioso che Dio ha nei nostri confronti: Dio vuole abitare nel nostro cuore. “Chi osserva i suoi comandamenti rimane in Dio e Dio in lui”: Tutti siamo invitati a rimanere in Dio, ed è quello che dobbiamo cercare di realizzare nella nostra vita.
Questo invito a “rimanere” in Dio, in Gesù, ci viene proposto anche nel canto al vangelo, e, nel brano di Giovanni, viene proclamato varie volte anche da Gesù. Siamo chiamati a essere l’abitazione, la dimora di Dio: rimanete in me. La nostra vera vita è “rimanere nel Signore”. Solo se restiamo in Dio e nel suo amore, sperimentiamo la vera felicità che cerchiamo e che no troviamo nelle gioie umane che sono solo passeggere. Senza Dio non possiamo fare nulla.
“Rimanete in me e io in voi; chi rimane in me porta molto frutto”.

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