Atti Apostoli 4 Perseveranti nell'insegnamento degli apostoli ... - Sito di don Antonello

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Atti Apostoli 4 Perseveranti nell'insegnamento degli apostoli ...

Parola del Papa > Udienze
UDIENZA GENERALE
Piazza San Pietro
Mercoledì, 26 giugno 2019

Catechesi sugli Atti degli Apostoli: 4. «Perseveranti nell’insegnamento degli apostoli e nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere» (At 2,42). La vita della comunità primitiva tra l’amore a Dio e l’amore ai fratelli.

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Il frutto della Pentecoste, la potente effusione dello Spirito di Dio sulla prima comunità cristiana, fu che tante persone si sentirono trafiggere il cuore dal lieto annuncio – il kerygma – della salvezza in Cristo e aderirono a Lui liberamente, convertendosi, ricevendo il battesimo nel suo nome e accogliendo a loro volta il dono dello Spirito Santo. Circa tremila persone entrano a far parte di quella fraternità che è l’habitat dei credenti ed è il fermento ecclesiale dell’opera di evangelizzazione. Il calore della fede di questi fratelli e sorelle in Cristo fa della loro vita lo scenario dell’opera di Dio che si manifesta con prodigi e segni per mezzo degli Apostoli. Lo straordinario si fa ordinario e la quotidianità diventa lo spazio della manifestazione di Cristo vivo.
L’evangelista Luca ce lo racconta mostrandoci la chiesa di Gerusalemme come il paradigma di ogni comunità cristiana, come l’icona di una fraternità che affascina e che non va mitizzata ma nemmeno minimizzata. Il racconto degli Atti ci permette di guardare tra le mura della domus dove i primi cristiani si raccolgono come famiglia di Dio, spazio della koinonia, cioè della comunione d’amore tra fratelli e sorelle in Cristo. Si può vedere che essi vivono in un modo ben preciso: sono «perseveranti nell’insegnamento degli apostoli e nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere» (At 2,42). I cristiani ascoltano assiduamente la didaché cioè l’insegnamento apostolico; praticano un’alta qualità di rapporti interpersonali anche attraverso la comunione dei beni spirituali e materiali); fanno memoria del Signore attraverso la “frazione del pane”, cioè l’Eucaristia, e dialogano con Dio nella preghiera. Sono questi gli atteggiamenti del cristiano, le quattro tracce di un buon cristiano.
Diversamente dalla società umana, dove si tende a fare i propri interessi a prescindere o persino a scapito degli altri, la comunità dei credenti bandisce l’individualismo per favorire la condivisione e la solidarietà. Non c’è posto per l’egoismo nell’anima di un cristiano: se il tuo cuore è egoista tu non sei cristiano, sei un mondano, che soltanto cerchi il tuo favore, il tuo profitto. E Luca ci dice che i credenti stanno insieme (cfr At 2,44). La prossimità e l’unità sono lo stile dei credenti: vicini, preoccupati l’uno per l’altro, non per sparlare dell’altro, no, per aiutare, per avvicinarsi.
La grazia del battesimo rivela quindi l’intimo legame tra i fratelli in Cristo che sono chiamati a condividere, a immedesimarsi con gli altri e a dare «secondo il bisogno di ciascuno» (At 2,45), cioè la generosità, l’elemosina, il preoccuparsi dell’altro, visitare gli ammalati, visitare coloro che sono nel bisogno, che hanno necessità di consolazione.
E questa fraternità, proprio perché sceglie la via della comunione e dell’attenzione ai bisognosi questa fraternità che è la Chiesa può vivere una vita liturgica vera e autentica. Dice Luca: «Ogni giorno erano perseveranti insieme nel tempio e, spezzando il pane nelle case, prendevano cibo con letizia e semplicità di cuore, lodando Dio e godendo il favore di tutto il popolo» (At 2,46-47).
Infine, il racconto degli Atti ci ricorda che il Signore garantisce la crescita della comunità (cfr 2,47): il perseverare dei credenti nell’alleanza genuina con Dio e con i fratelli diventa forza attrattiva che affascina e conquista molti (cfr Evangelii gaudium, 14), un principio grazie al quale vive la comunità credente di ogni tempo.
Preghiamo lo Spirito Santo perché faccia delle nostre comunità luoghi in cui accogliere e praticare la vita nuova, le opere di solidarietà e di comunione, luoghi in cui le liturgie siano un incontro con Dio, che diviene comunione con i fratelli e le sorelle, luoghi che siano porte aperte sulla Gerusalemme celeste.
Saluti:
Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana.
Questa Udienza, l’ultima prima della pausa estiva, si fa in due gruppi: voi che siete in Piazza, e un gruppo di ammalati che sono nell’Aula Paolo VI e seguono nel maxischermo, perché è tanto il caldo che è meglio che gli ammalati siano al riparo. Salutiamo il gruppo degli ammalati!
Sono lieto di accogliere i partecipanti ai Capitoli Generali: delle Figlie della Chiesa; delle Suore Missionarie dell’Incarnazione; delle Suore di Gesù Bambino e delle Suore di S. Giuseppe dell’apparizione. Saluto quanti prendono parte al Convegno promosso dalla Congregazione per il Clero, per i Rettori e Formatori; e al Corso per formatori, promosso dall’Unione internazionale Superiore Generali.
Saluto i fedeli da Genova, accompagnati dal Vescovo ausiliare, Mons. Nicolò Anselmi; i gruppi parrocchiali, in particolare quello di Recanati; e l’Associazione Ad Limina Petri, di Ranica.
Un pensiero particolare rivolgo ai giovani, agli anziani, agli ammalati e agli sposi novelli.
Venerdì prossimo celebreremo la solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù. Invito tutti a guardare a quel Cuore e ad imitarne i sentimenti più veri. Pregate per tutti i Sacerdoti e per il mio Ministero petrino, affinché ogni azione pastorale sia improntata sull’amore che Cristo ha per ogni uomo.

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