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27 domenica Ordinario

Liturgia della Parola > Tempo Ordinario
27 domenica Ordinario

La liturgia della Parola di questa domenica sembra che ci orienti prevalentemente su due argomenti importanti: sul matrimonio, che è un cammino d’amore voluto da Dio, del quale ci parlano il brano della Genesi e il Vangelo, che presentano la creazione della donna come aiuto per l’uomo, e, l’altro argomento, presente nel Vangelo, è  quello che dobbiamo accogliere il Regno dei cieli con la stessa umiltà e semplicità che ha un bambino.
La donna è stata creata come complemento e aiuto per l'uomo, e il brano della Genesi ci mostra che la donna ha la stessa natura e ha la stessa importanza dell'uomo: e qui potrebbe entrare il discorso che sentiamo spesso, di tante donne che sono sopraffate e uccise da parte dell’uomo, e che certe volte sono sottomessa anche in qualche cultura religiosa: è una realtà molto viva anche oggi.
Riguardo al matrimonio ci sono tante statistiche e molte percentuali che ci mettono in crisi perché ci fanno vedere il fallimento di molti di essi, dovuto anche allo sviluppo del divorzio, ma il divorzio non è stato inventato dalla nostra società, ma esisteva anche tra i greci e i romani, ed anche tra gli ebrei. E gli ebrei discutevano con Mosè per quali motivi era possibile concedere il divorzio. Ma all’inizio non era così, il piano di Dio era diverso: “Non è bene che l’uomo sia solo: voglio fargli un aiuto che gli corrisponda”. Dio ha pensato a  un amore indissolubile e fedele, aperto alla vita, che sia immagine dell'amore stesso con cui Dio ama tutti gli uomini. In certe situazioni che si vivono è duro, è difficile, come nei tradimenti, nella difficoltà a perdonare e a riiniziare, …: e difficile, ma non è impossibile. Credo che molto dipenda dalla nostra preparazione cristiana e dal nostro rapporto con la Parola di Dio. Il matrimonio è sentimento, affetto, tenerezza, ma è anche volontà, tenacia, sforzo. In altre parole, ci si ama con il cuore, ma anche con la testa.
Che valore ha per noi la Parola di Dio? La ascoltiamo e la mettiamo in pratica? Ci sono vari modi per accostarci a Gesù. Un modo è quello dei farisei che lo ascoltano per metterlo alla prova: sono convinti di non avere nulla da imparare da Lui perché credono di sapere tutto, di conoscere quello che è giusto. Non chiedono su come possono fare il bene, ma sono pronti a giudicare gli altri. E questo è un atteggiamento sbagliato e Gesù li rimprovera per la durezza del loro cuore. Certe volte, anche noi, nel rapporto con Gesù, siamo come i farisei, perché non abbiamo più nulla da imparare, sa sappiamo già quello che dobbiamo fare, guidati dalle nostre convinzioni e dalle nostre certezze.
Un altro modo per accostarsi al Signore ce lo mostra l’atteggiamento dei discepoli: sono “discepoli” perché vivono in relazione con Gesù, lo seguono, lo ascoltano, lo interrogano perché sono convinti che Gesù sappia qualcosa che loro ancora non sanno. Sarebbe questo l’atteggiamento che dovremmo assumere tutti noi, accogliendo la sua parola, anche se è difficile e dura da seguire.
Prima del peccato originale Adamo ed Eva erano come dei bambini che conversavano con Dio,  che erano pronti e aperti alle sue parole. Per essere dei veri discepoli, anche noi dovremmo essere dei bambini che ascoltano e vivono la Parola di Dio. Solo chi è bambino, solo chi ha questo atteggiamento di apertura e di fiducia nei confronti di Dio può accostarsi a lui e ascoltare quello che Gesù ci dice.
Gesù accoglie i bambini che gli vengono presentati e dice: “a chi è come loro, infatti, appartiene il Regno di Dio”. Gesù da noi vuole che veniamo a lui, che dimoriamo con lui, che ci lasciamo prendere sulle sue spalle perché egli possa ricondurci al Padre.

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