3 domenica di Avvento - Sito di don Antonello

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3 domenica di Avvento

Liturgia della Parola > Tempo di Avvento


3 domenica di Avvento

La prima domenica di Avvento abbiamo acceso la prima candela dell’Avvento che indica che abbiamo la speranza che la venuta del Signore sia Luce per noi e per tutti gli uomini, e domenica scorsa abbiamo acceso la seconda candela che significa la nostra fiducia che il Signore nasca anche nel nostro cuore. Questa terza domenica, che stiamo vivendo, è chiamata la domenica della gioia: abbiamo gioia perché il Signore entra a far parte della nostra storia, e questa terza candela di Avvento, che abbiamo acceso, significa proprio la gioia che è presente nel nostro cuore perché notiamo le cose inimmaginabili che produce la presenza di Dio nella nostra storia.
Isaia, nella prima lettura, ci mostra un Dio che trasforma la situazione delle cose, che non sono più come prima ma che vengono trasformate: il deserto e la steppa, terreni sterili, diventano, invece, lussureggianti, diventano terreni fecondi; anche dai sordi, dai ciechi e dagli zoppi, che per la loro situazione di disagio sono condannati a vivere di elemosine, anche da loro scomparirà ogni miseria, ogni umiliazione e ogni sofferenza nel rapporto con gli altri. Il Dio in cui crediamo è un Dio che si prende cura di ciascuno di noi e ci manifesta la sua tenerezza.
Anche il brano di Giacomo ci invita ad essere costanti aspettando la venuta del Signore, perché il Signore è vicino, e dobbiamo attenderlo senza lamentarci degli altri, prendendo come modello, nella nostra vita, la sopportazione che hanno avuto i profeti che annunciavano la venuta del Signore.
Il popolo aspettava la venuta del Messia, e ognuno si era creato la sua immagine di come doveva essere il Messia: magari un Messia potente, glorioso, che separa i buoni dai cattivi e che mette un po’ di ordine tra i grandi. Anche il Battista, quando lo vede ed esclama che Gesù è il Messia, aveva la sua idea di come doveva essere il Messia. Ma Gesù dimostra che è un Messia diverso da quello che si aspettavano. I discepoli di Gesù e del Battista, varie volte entrano in contrasto tra di loro per il loro comportamento, e Gesù fa tanti prodigi, ma nello stesso tempo si mostra troppo tollerante con i peccatori, in contrasto con l’immagine del Messia potente e quasi tiranno che molti pensavano dovesse essere, e questo, forse può aver suscitato anche qualche dubbio nel Battista se fosse veramente Gesù il Messia, come anche gli apostoli di Gesù, inizialmente non lo riconoscono come Messia.
Purtroppo, anche noi spesso ci immaginiamo Gesù Messia come ci viene rappresentato da varie immagini e da tanti quadri che lo presentano su di un trono, vestito di abiti regali, e ci dimentichiamo che il giorno di Cristo Re, il vangelo ci mostra che il trono su cui sta Gesù è la Croce, segno del suo immenso amore verso noi peccatori.
Forse, per questo dubbio che suscita la figura di Gesù, gli vengono inviati alcuni discepoli del Battista, che gli chiedono: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?”. Anche Giovanni il Battista si era fatto l’idea di come doveva essere il Messia, però anche lui deve essere un uomo di attesa, deve essere un uomo aperto anche alle novità. E Gesù conferma a Giovanni che è proprio lui Messia "inatteso", il Messia "al contrario" della mentalità della gente. Si occupa dei maledetti, dei rifiutati, dei condannati. Lebbrosi, ciechi, zoppi, sordi sono i primi destinatari ai quali si rivolge Cristo. Anche noi, come il Battista, dobbiamo essere liberi nel nostro cuore, sempre disposti ad accogliere le novità di Dio, anche quando non coincidono ai nostri disegni.
In questo Natale, quale Messia vogliamo accogliere? Quello potente, seduto sul trono, oppure quello sulla Croce che ama infinitamente ciascuno di noi?
“Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?”.

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