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3 di Pasqua

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3 di Pasqua


Il Vangelo odierno ci riporta al giorno di Pasqua, quando due discepoli si allontanano da Gerusalemme, rassegnati e sconfitti perché Gesù è morto crocifisso, ma nel loro viaggio lo incontrano vivo e ritornano con gioia a Gerusalemme per riprendere il cammino con gli altri apostoli.
Per l’uomo biblico, il senso della vita, la direzione da prendere, era quella di andare a Gerusalemme, che, con il Tempio, era il centro della vita religiosa, e invece questi due discepoli si allontanano da Gerusalemme perché sono delusi e scoraggiati perché Gesù è morto. Avevano creduto per un momento che Gesù potesse indicare loro la via della vita, come troviamo nel salmo (Mostraci, Signore, il sentiero della vita), ma la loro speranza era stata delusa. “Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele”, dicono a quella persona che incontrano, ma Gesù è stato soppresso e loro vanno via tristi da Gerusalemme, dal centro della vita religiosa.
Anche loro speravano che Gesù li liberasse dal dominio straniero, avevano sperato in una felicità terrena, speravano nel pane e nel pesce per tutti, speravano in guarigioni miracolose per le loro malattie, in un successo strepitoso per un regno temporale, e invece Gesù era morto. Avevano conosciuto Gesù personalmente, avevano mangiato e dormito con lui, avevano ascoltato la sua parola, erano stati con lui, ma non avevano ‘visto’ e riconosciuto chi era veramente. La loro speranza è ormai morta, e fuggono da Gerusalemme. Per fare esperienza di Gesù non basta stare assieme a lui, non è sufficiente credere che lui sia quello che noi vogliamo che sia.
Questi due discepoli che camminano sconsolati siamo noi che camminiamo nella nostra vita, tante volte delusi. Tante volte anche noi, riferendoci al Signore, diciamo “Noi speravamo”. Ci sentiamo abbandonati da Dio, ci sentiamo soli, perché viviamo una prova e siamo sofferenti, e lui non interviene a liberarci da queste situazioni. Noi speravamo che lui intervenisse, ma invece …, e allora la nostra fede crolla, e anche noi, delusi, ci allontaniamo da Gerusalemme, ci allontaniamo dalla vita nuova, per ritornare al passato, come stavano facendo i due discepoli che abbandonano Gerusalemme per rientrare alle loro case, ormai delusi! Ritornare alla vita passata.
Cristo non ci libera dalla sofferenza, cosa che noi spesso chiediamo, ma Cristo dà un senso, dà un significato alla nostra sofferenza e alle prove che dobbiamo affrontare, e trasforma le nostre sofferenze in strade che ci portano a partecipare alla Sua gloria; le nostre sofferenze non sono una condanna, ma sono una strada che ci apre a una realtà nuova: la salvezza viva in Dio.
La Pasqua ci indica che non siamo soli nella nostra vita, anche se ci troviamo in mezzo a tante sofferenze e difficoltà, ma la Pasqua ci indica che il Signore è presente, anche se non ci toglie le sofferenze, perché non è questo il suo compito, ma il compito di Gesù è quello di farci scoprire che lui è presente anche se abbiamo tanti problemi. Come possiamo riconoscere che Cristo è presente nella nostra vita, nelle nostre prove e nella esperienza dolorosa della morte?
Nel brano del Vangelo odierno troviamo due frasi importanti, quando Gesù parla con i due discepoli: “cominciando da Mosè e da tutti i profeti, Gesù spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui”, e la seconda frase “quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro”.
Il Signore apre il nostro cuore se ci confrontiamo sempre con la Parola di Dio: se meditiamo e custodiamo la sua Parola nel nostro cuore, allora ci parla, e nella Parola di Dio troviamo consolazione nelle varie prove della nostra vita.
Riconosciamo Cristo “nello spezzare il pane”, quando partecipiamo alla Eucarestia, e, principalmente quando spezziamo noi stessi per gli altri, quando anche noi, come ha fatto Cristo, diventiamo un dono per tutti. La prova che abbiamo, non rifiutiamola, ma, in unione a Cristo, abbracciamola, come ha fatto lui con la Croce.  Invece di chiuderci in noi stessi, lasciamo che la prova ci spezzi, come il pane della sua vita, che ha spezzato Gesù perché fosse un dono per tutti. La prova ci spezza, per farci diventare dono di noi stessi per gli altri.
“Gioia piena alla tua presenza, dolcezza senza fine alla tua destra”.

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