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4 domenica Ordinario

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4 domenica Ordinario

Ogni uomo, ciascuno di noi, è sempre alla ricerca della felicità e il mondo di oggi ci fa credere che è facile essere felici: il mondo ci mostra che per essere felici basta possedere dei beni ed essere ricchi, basta apparire agli atri ed essere al centro della attenzione. Allora siamo felici. Il mondo ci dice che è beato il ricco, il potente, il sano, chi se la spassa, chi sfoga in qualsiasi modo tutte le sue passioni, chi predomina sugli altri. Ma questo è un inganno. È solo una felicità umana, e quando da ricchi si diventa poveri e quando uno non è più al centro della attenzione, allora arriva la crisi: tutto crolla, non ci sono più ideali, e magari si arriva al suicidio.
Mentre Gesù, nel Vangelo, ci dice che è felice chi è povero, chi piange, chi desidera giustizia, chi sopporta gli altri, chi perdona. Allora, qual è la vera beatitudine? Quella di Gesù o quella che ci propone il mondo? Quella del mondo non è vera felicità, ma è piacere passeggero ed è incapacità di amare: se non so essere povero, è perché non so dare agli altri; se non ho un rapporto con Dio è perché mi sento che io sono Dio e ho dato il mio cuore (in schiavitù) ad altre cose; se non so piangere con chi soffre, è perché sono egoista; se non so porre un freno alle mie passioni, userò gli altri per i miei comodi; se voglio aver sempre ragione e non perdono mai, sarò intrattabile e rimarrò da solo.
Possiamo trovare la vera felicità, nella misura in cui cerchiamo il Signore e viviamo la sua parola, come ci dice il profeta Sofonia: “Cercate il Signore voi tutti, poveri della terra, che eseguite i suoi ordini, cercate la giustizia, cercate l’umiltà; forse potreste trovarvi al riparo nel giorno dell’ira del Signore”. La persona che segue il Signore, opera per la giustizia, vive nell'umiltà, confida nel Signore, non commette iniquità di nessun genere, sarà sempre sincero, vivrà in pace e sarà nella serenità, durante la vita di ogni giorno.
Mosè era salito sul monte Sinai, dove aveva ricevuto le due tavole della Legge che il popolo doveva osservare, e da allora la Legge era diventata una cosa importante presso il popolo: c’era il “regno della Legge”, ed osservarla sempre era importante, tanto che i capi si scandalizzavano se Gesù, il giorno di sabato, giorno di riposo, guariva qualche ammalato; per loro era più importante osservare la legge che non guarire un paralitico. L’importante era osservare la Legge.
Matteo ci mostra Gesù che sale sul monte, che ora è chiamato il “Monte delle Beatitudini”, e in questo monte annuncia la nuova legge, proclamando proprio le Beatitudini. Con le Beatitudini, nuova Legge, non esiste più il “regno della Legge” dove domina l’osservanza della Legge, ma si inaugura invece la “Legge per il Regno”, la Legge, perché possiamo partecipare al Regno dei cieli. Per essere veri discepoli del Signore, dobbiamo vivere le Beatitudini.
La prima beatitudine, “beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli”, è la base, il fondamento per poter vivere tutte le altre beatitudini: il “povero in spirito” è quello che lascia spazio a Dio nel suo cuore, e non alle realtà umane, e che non si ritiene autosufficiente. Se abbiamo Dio nel nostro cuore, allora piangiamo con gioia nelle nostre sofferenze e piangiamo con gli altri per le loro necessità, avendo amore per tutti; se abbiamo Dio dentro di noi, allora saremo miti, con le nostre azioni cercheremo la giustizia, saremo strumenti di misericordia, saremo puri nel nostro cuore, non infangati dalle cose materiali e umane, e saremo strumenti di pace nella nostra famiglia, nella nostra comunità e in tutta la società. E per noi sarà grande la ricompensa nei cieli se saremmo insultati e calunniati perché viviamo con amore le beatitudini.
La vera “Beatitudine” che dobbiamo prendere come esempio è Cristo, che è morto vivendo fino all’ultimo queste beatitudini. Ora spetta a noi viverle! Giorno dopo giorno, un po’ alla volta, cambiando il nostro cuore e convertendo noi e il mondo.

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