34 domenica Cristo Re - Sito di don Antonello

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34 domenica Cristo Re

Liturgia della Parola > Tempo Ordinario


Cristo Re

Alla fine dell’Anno Liturgico la Liturgia ci porta a fissare il nostro sguardo su Cristo Re dell’Universo. Parlare di re e di regni un po’ ci stanca, perché ci porta a considerare che certe nazioni sono governate da poche persone, che talvolta sono anche incapaci. Questa festa che stiamo celebrando, non deve portarci ad avere nostalgia e ricordi della monarchia che anche noi abbiamo vissuto, quando il re era una persona potente, ricca, che, talvolta sfruttava anche gli altri, che dominava.
Oggi non dobbiamo fissare lo sguardo su Cristo Re, che tante volte è stato descritto e dipinto come un re umano, pieno di oro, con la corona sulla testa, abbellito con tanti abiti sontuosi, ma il Vangelo oggi ci presenta come Re, Gesù sul Calvario, ci presenta come Re un Signore debole e crocifisso, che ha offerto se stesso per la nostra salvezza.
La prima lettura ci presenta l’elezione a re di un personaggio famoso della Sacra Scrittura, il re Davide, che, assieme al popolo concluse una alleanza con Dio, ma la regalità di Davide e la sua alleanza è terrena, mentre la regalità di Cristo, che sulla Croce porta a compimento l'antica alleanza, la regalità di Cristo dura in eterno.
Il Re che oggi festeggiamo è un re senza trono e senza scettro, che è appeso nudo ad una croce, è un re che necessita di un cartello per essere identificato: Gesù Nazareno Re dei Giudei. Non è un Re trionfante, onnipotente, ma è un Re sfigurato, piagato, sconfitto. Ma è una sconfitta che, per lui, è un gesto d’amore, un impressionante dono di sé. Il nostro Re è un Dio che sembra sconfitto, che però manifesta la sua grandezza nell’amore e nel perdono. Dio è appeso ad una croce per piegare la durezza del nostro cuore.
I capi, i soldati, uno dei crocifissi, dicono a Gesù che se è veramente il re dei Giudei deve salvare se stesso “Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso”. No, Dio non salva se stesso, salva noi, salva me! Dio è veramente Dio, donandosi, è veramente Dio se è in relazione, è veramente Dio aprendosi a me, a ciascuno di noi. Il primo malfattore lo sfida, chiedendo che, se è veramente il Figlio di Dio, salvi se stesso e anche loro due ladroni, mentre il secondo ladro è conscio che Dio è lì che condivide con lui la sofferenza. La sua sofferenza che è dovuta al suo comportamento, mentre la sofferenza di Dio è innocente e pura. Nella sofferenza, sulla croce, quel ladro riconosce che Gesù crocifisso è il Figlio di Dio, e può entrare anche lui nel Regno dei Cieli: “oggi con me sarai nel paradiso”.
Questa festa di Cristo, Re che si è donato a ciascuno di noi sulla Croce, deve spingerci a uscire dal nostro egoismo per donarci agli altri con gioia e generosità, ripetendo nella nostra vita la stessa esperienza dell’amore e della donazione di Gesù. Vivendo così, davanti alla Croce, riconosceremo il vero Re dell’universo, ma riconosceremo anche noi stessi, immagine di Cristo Re, crocifisso per amore.
  Da Dio, attraverso la Croce di Gesù, siamo stati liberati dalla schiavitù del peccato e siamo stati elevati alla dignità di figli, e allora siamo chiamati a ringraziare “con gioia il Padre che vi ha resi capaci di partecipare alla sorte dei santi nella luce”, come ci dice Paolo nell’inno del brano ai Colossesi.
Signore Gesù, tu sei il vero re della storia, perché non la domini ma la servi: fa' che ti permettiamo di manifestarti nella nostra fragilità come il re umile, capace di realizzare la più bella e impossibile opera di salvezza. Tu sei il nostro re, e noi i figli del tuo amore: aiutaci a portare alla luce il re nascosto che è in noi, e che con te vuole dare la vera vita.

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