24 domenica Ordinario - Sito di don Antonello

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24 domenica Ordinario

Liturgia della Parola > Tempo Ordinario


24 domenica Ordinario

In queste domeniche la Liturgia ci sta offrendo vari insegnamenti che, se li mettiamo in pratica, ci aiutano a rendere sempre più efficace e solida la nostra comunità: un insegnamento che ci è stato offerto è che dobbiamo considerare Gesù come il Messia, che dobbiamo vivere seguendo i suoi insegnamenti, accogliendo anche le croci di ogni giorno, e domenica scorsa siamo stati invitati a essere anche noi dei “profeti” annunciando la Parola di Dio e vivendo tra noi con la presenza di Gesù.
Oggi la Liturgia ci fa riflettere su un altro elemento che deve essere fondamentale all’interno della comunità e nella vita di ciascuno di noi, e questo elemento è il perdono. Nella nostra vita abbiamo spesso odio, rancore, desiderio di vendetta nei confronti di qualche persona che pensiamo ci abbia offeso.
Il brano del Siracide ci dice che il rancore, l’odio, il desiderio di vendetta sono peccati orribili che tutti noi ci portiamo dentro il cuore. Siracide! È una parola strana alla quale non sappiamo dare un significato. Cosa significa? Traducendo dalla parola greca significa “sapienza di Sirach”, e tradotto in italiano è “Libro di Sirach”, perché l’autore del libro era Sirach, e da questo prende il nome Siracide, Libro di Sirach. L’esperienza ha fatto comprendere all’autore che la vendetta, che le liti e i risentimenti rovinano i rapporti tra noi uomini, e per questo ci invita a superare questi peccati attraverso il perdono. Siamo invitati a ricordarci della nostra fine, siamo invitati a smettere di odiarci e a restare fedeli al Signore.
Il nostro compito è quello di riconoscere che Gesù è la nostra guida, che è un esempio che dobbiamo imitare, e che dobbiamo restare sempre uniti a Lui, sia personalmente, sia come comunità. È quello che ci dice anche Paolo che ci ricorda che se noi viviamo e moriamo, viviamo e moriamo per il Signore che è vissuto ed è morto perdonando ciascuno di noi. Dobbiamo essere sempre in unione con il Signore, sia quando viviamo e sia al momento della morte.
Se non perdoniamo, come possiamo chiedere a Dio la sua misericordia, il suo perdono, se noi non siamo capaci di perdonare gli altri? Recitando il Padre Nostro, come possiamo chiedere a Dio “rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori”? Con quale coraggio possiamo recitare il Padre Nostro?
I rabbini, per esaltare la misericordia di Dio, erano convinti che Dio perdonasse tre volte, e nel vangelo Pietro abbozza una proposta più generosa e chiede a Gesù se deve perdonare non tre volte come Dio, ma fino a sette volte, quindi di più.  Ma Gesù è molto lontano da questa generosità calcolata, e gli rispose “Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette”, cioè, devi perdonare “sempre”, e presenta la parabola del re che salda i conti con i suoi servi: a uno condona tutto il suo debito, e questo servo non è capace di avere anche lui misericordia verso un altro servo che gli è debitore; e per questo atteggiamento il re lo mette in mano agli aguzzini. E Gesù conclude facendo riferimento a Dio Padre, dicendo: “Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello”. “Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori”.
E nostri fratelli sono anche gli assassini, sono certi politici, sono i terroristi e i brigatisti, sono gli immigrati che non accogliamo, sono le persone che cercano il male per gli altri, ai quali, spesso, magari, auguriamo la morte. Dio deve essere l’immagine che cerchiamo di seguire nella nostra vita, anche se possiamo incontrare critiche per il nostro atteggiamento di amore verso tutti gli altri. Ma se amiamo veramente anche queste persone non vuol dire che siamo d’accordo sul male che fanno o che hanno fatto, ma vuol dire che il nostro cuore è libero e che nelle nostre scelte non ci lasciamo condizionare da queste realtà umane. Quello che è importante è che realizziamo l’Amore e il perdono di Dio verso tutti, indistintamente.
“Il Signore è buono e grande nell’amore” verso tutti i peccatori.

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