25 domenica Ordinario - Sito di don Antonello

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25 domenica Ordinario

Liturgia della Parola > Tempo Ordinario


25 domenica Ordinario

L’invito che oggi ci rivolge la Liturgia è quello di seguire, di cercare,  di avere la stessa mentalità di Dio. Ad agire in questo modo ce lo propone Isaia che ci invita a cercare il Signore,  a convertirci, a sperimentare il suo perdono e la sua misericordia. Siamo invitati ad abbandonare la nostra mentalità umana  e ad assumere la mentalità di Dio. Il profeta ci riporta le parole di Dio che dice “i miei pensieri non sono i vostri pensieri”: il nostro modo di pensare è molto diverso da quello di Dio. Noi ragioniamo con una mentalità che è guidata dalla giustizia umana, mentre la mentalità di Dio è quella dell’Amore, della Misericordia. Dio è buono, Dio è Misericordia.
Senz’altro, sentendo questa parabola raccontata da Gesù, siamo rimasti un po’ sconvolti e abbiamo criticato l’atteggiamento di questo vignaiolo che ha dato a tutti la stessa paga, sia a quelli che avevano lavorato tutto il giorno e sia a quelli che avevano lavorato solo un’ora. Secondo noi è stato ingiusto, perché, secondo la nostra mentalità umana, chi lavora di più deve ricevere più degli altri. È questo il nostro modo di ragionare, come era anche quello di Pietro quando ha chiesto a Gesù cosa avrebbero ottenuto loro che avevano lasciato tutto. È sempre il solito discorso! Io ti seguo, però, che cosa ne ricavo di buono? Sarò trattato meglio degli altri? Ricordiamoci sempre le parole di Gesù, alla fine del brano evangelico,  quando aveva detto che i primi sarebbero stati ultimi e gli ultimi sarebbero stati i primi. E questo discorso vale anche per noi che ci consideriamo più vicini al Signore. Forse le prostitute e i peccatori entreranno prima di noi nel Regno dei cieli, non perché sono peccatori, ma solo se si convertono e ritornano a Dio. E forse, anche tante persone che noi oggi giudichiamo negativamente e che consideriamo dei dannati, forse ci precederanno nel Regno dei cieli.
Questo vignaiolo della parabola ci rappresenta Dio che chiama tutti noi a lavorare nella sua vigna che è il mondo, e ci chiama a tutte le ore e in ogni momento, e dobbiamo essere sempre pronti e disponibili per lavorare nella vigna del Signore, attraverso le nostre parole e con la nostra testimonianza.  Però, per poter fare questo, come dice Isaia, dobbiamo cercare il Signore, stare con Lui, stabilire con Lui e con i nostri fratelli, un rapporto di amicizia, di rispetto e di intimità, senza preoccuparci del “compenso” che riceveremo, ma gioiosi perché Dio, che è buono e misericordioso, ci chiama al suo Amore, continuamente.
Anche Paolo, nel brano dei Filippesi, ci mostra quello che deve essere il nostro atteggiamento, quando dice: “Per me infatti il vivere è Cristo”, cioè nel mio modo di vivere devo essere Cristo, con il suo Amore, con il suo perdono, con la sua misericordia che devo realizzare nella mia vita. Questo deve essere il nostro modo di vivere: “Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me”. Tra di noi dobbiamo imparare ad amarci, a essere solidali, non dobbiamo giudicarci su chi merita di più o di meno, ma dobbiamo essere sempre animati dalla gioia anche per gli altri, per tutti gli altri, perché ci deve interessare la salvezza di tutti, anche di quelli che consideriamo peccatori, e non solo la nostra salvezza. Anche il ladrone, l’assassino,  dopo che si è incontrato con Gesù sul Calvario, è entrato nel Regno dei cieli. E noi, che ci consideriamo vicini al Signore, riusciremo a entrarci?
“Così gli ultimi saranno primi e i primi ultimi”.

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