19 domenica Ordinario - Sito di don Antonello

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19 domenica Ordinario

Liturgia della Parola > Tempo Ordinario


19 domenica Ordinario

Certamente ci farebbe piacere sentire che anche a noi oggi Gesù dicesse: “Coraggio, sono io, non abbiate paura”, perché anche noi ci troviamo quotidianamente in mezzo a tanti problemi e tante difficoltà. Come gli apostoli, anche noi ci troviamo in mezzo al mare della nostra società che è sconvolta da tante ingiustizie e da avvenimenti tristi, tra cui anche il fatto che si mettono da parte valori umani e cristiani per portare avanti altre ideologie.
E oggi la Liturgia ci esorta a riconoscere con grande fede che Dio è presente in mezzo a noi anche nei momenti difficili che attraversiamo. Certamente Dio non è la distruzione di Beirut, non è il coronavirus che stiamo sperimentando da tanto tempo, non è neppure le malattie che abbiamo o l’abbandono della mentalità cristiana, ma queste realtà tristi possono guidarci a scoprire che Dio è presente in mezzo a noi e continua a salvarci. Tutto questo può portarci a incontrarci nuovamente con Lui.
Il re Acab, che sentiamo varie volte nella sacra scrittura, aveva sposato Gezabele, una principessa fenicia, che aveva portato in Israele il culto del dio Baal e perseguitava il Dio di Israele. Il profeta Elia, pieno di zelo per il Signore, aveva ucciso tanti sacerdoti di Baal, e per questo Gezabele lo cerca per farlo uccidere. Elia fugge, e, prima lettura di oggi, entra in una caverna per nascondersi, e qui sperimenta la presenza di Dio. Anticamente si pensava che il vento impetuoso, che il terremoto e il fuoco che brucia, fossero elementi che mostravano la grandezza e la presenza di Dio, ma il Dio in cui crediamo è il Dio della vita e non il Dio della distruzione. Infatti, Elia sperimenta la presenza di Dio non nel terremoto o nel fuoco, ma sperimenta la sua presenza in una brezza leggera. È un insegnamento per tutti noi, che, in mezzo alle difficoltà, possiamo sperimentare Dio se nel nostro cuore c’è il silenzio interiore, e non ci lasciamo turbare dalle realtà che ci circondano.
Anche noi spesso ci costruiamo una immagine di Dio secondo la nostra mentalità umana: ci costruiamo i nostri idoli, come ha fatto il popolo ebreo che dopo la liberazione dalla schiavitù egiziana si è fabbricato delle immagini di Dio, degli idoli, che sostituivano il Dio vivente (cfr. il vitello d’oro).  Anche noi spesso diventiamo idolatri, ci creiamo altre divinità che adoriamo, come può essere l’adorazione di alcune statue di santi, come ci creiamo il dio denaro, il dio del successo, il dio della nostra salute, e viviamo dimenticando il Dio vero che ci salva. Anche le malattie che abbiamo, anche i vari disastri che sperimentiamo e le varie tristezze e delusioni, possono portarci a Dio, per riscoprire la sua presenza in mezzo a noi: “il tuo volto, Signore, io cerco; non nascondermi il tuo volto”. Anche in mezzo alle tristezze e alle difficoltà, cerchiamo di incontrarci sempre con il Signore.
Dopo la moltiplicazione-divisione dei pani, quando la folla si è saziata,  Gesù invita i discepoli a salire sulla barca e attenderlo all’altra riva, e Lui sale sul monte a pregare (Gesù si ritira sempre in disparte a pregare, ci mostra spesso il Vangelo). I discepoli, sulla barca, sono soli, senza Gesù, e si trovano in mezzo al mare agitato. I discepoli sperimentano la solitudine, sperimentano di essere soli, si sentono abbandonati da Dio, come capita anche a noi in certe situazioni, e pensiamo che Dio sia lontano dai vari problemi e dalle difficoltà che incontriamo. Sul finire della notte, però, Gesù si avvicina e si mostra ai suoi discepoli che sono nella paura, che non lo riconoscono perché cammina sulle acque, e subito dice: “Coraggio, sono io, non abbiate paura”. Pietro si mostra coraggioso e chiede di poterlo raggiungere camminando anche lui sulle acque.
Pietro è convinto di credere, ma si lascia prendere dalla paura del vento, si scoraggia, e rivolge l’invito a Gesù di salvarlo: “Signore, salvami”, e tutto ritorna normale. Anche noi, tante volte siamo convinti di credere, ma ci manca la preghiera, ci manca la fiducia totale nel Signore, siamo senza decisione, ci manca la fiducia in Gesù. Pietro cammina sull’ acqua, ma non ha fede e nella difficoltà e nel pericolo il suo coraggio viene meno. Quando Pietro affonda nelle acque, solo allora sente il bisogno di chiedere aiuto. È come noi che ci rivolgiamo al Signore quando abbiamo qualche problema personale o sperimentiamo qualche malattia: forse solo allora riscopriamo la nostra fede e finalmente preghiamo.
Quando Pietro incontra il Signore che lo porta sulla barca, allora tutto passa, sia il vento, sia la sua paura. “Il tuo volto, Signore, io cerco; non nascondermi il tuo volto”.

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