21 domenica Ordinario
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21 domenica Ordinario
Il popolo ebreo ha sempre considerato che Dio sia intervenuto nella sua storia, e tutte le vicende sono state sempre interpretate come se fosse stato Dio stesso a intervenire per la salvezza del suo popolo.
Il profeta Isaia ci parla di Sebna che era consigliere del re Ezechia. Il re Ezechia era una persona pia e giusta, molto differente da Sebna che lo avrebbe dovuto consigliare secondo la Legge di Dio, e che invece approfittava del suo potere sfruttando il popolo. Ecco, allora, l’intervento di Dio che lo sostituisce con Eliakim che non farà trionfare il male nel momento triste, quando il regno di Giuda sta per essere conquistato dagli Assiri: Dio interviene ascoltando le suppliche delle persone che erano oppresse e perseguitate, e che subivano ingiustizie da Sebna.
Paolo, nel brano della Lettera ai Romani, ci ricorda che nessuno può conoscere la sapienza di Dio, che nessun uomo è il suo consigliere o il suo suggeritore, anche se tante volte noi suggeriamo a Dio quello che deve fare e gli diciamo che non siamo d’accordo su alcuni suoi interventi, e agendo in questo modo dimentichiamo che il nostro dovere è quello di affidarci a Dio e di fidarci della sua Parola che è Gesù Cristo.
La domanda che Gesù rivolge nel Vangelo è la domanda fondamentale della nostra fede: chi è Gesù per i discepoli? Chi è per noi? È una domanda di grande importanza. Tutti in quel periodo sono un po’ delusi da Gesù: si raffredda l’entusiasmo delle folle che, forse, attendeva qualcosa di più da Lui; cresce l’ostilità delle autorità nei suoi confronti; aumenta il disorientamento nei discepoli, anche essi un po’ delusi, perché Gesù afferma che il suo destino è segnato dalla sofferenza, quando affermerà, subito dopo questo brano, che “egli doveva soffrire e venire ucciso”: a queste condizioni è difficile seguirlo e accettarlo, anche dai discepoli!
A Cesarea di Filippo, Gesù chiede ai discepoli chi è lui per la gente, e i discepoli rispondono subito che per la gente viene paragonato a un modello, a un personaggio del passato: è il Battista redivivo, per qualcuno è Elia ritornato sulla terra o uno degli antichi profeti. Ma è sempre qualcuno che è vissuto nel passato, e che non è presente, che non è vivo,ora.. Se si dovesse fare oggi questa inchiesta su chi è Gesù, forse qualcuno direbbe che Gesù non è mai esistito, qualcuno direbbe che è un operatore di miracoli, che deve risolvere i nostri problemi e le nostre difficoltà (talvolta anche noi ragioniamo così); per molti giovani Gesù rappresenta la contestazione al nostro mondo e alla nostra società; per altri, Gesù rappresenta la persona che lotta contro l’ingiustizia, contro l’oppressione, lo sfruttamento dell’uomo. E tutte queste cose rappresentano degli aspetti veri, contengono parte della verità.
Ma a Gesù non interessa che gli apostoli credano che lui sia come pensa la gente, ma rivolge a loro, e rivolge anche a ciascuno di noi, una domanda più esplicita: “Ma voi, chi dite che io sia?”. Chi è Gesù per me, che cosa rappresenta? È uno del passato, o credo che sia ancora vivo e presente, oggi? La risposta che dà Pietro, “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”, dovrebbe essere anche la nostra risposta. Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente.
Noi credenti non dobbiamo seguire Gesù per raggiungere realtà umane che ci lasciano tranquilli, ma, per noi, Gesù deve essere colui che soffre e che muore per indicarci i valori più scomodi e difficili da raggiungere, e Gesù ci indica che dobbiamo essere liberi dai beni e dalle ricchezze, e ci indica che dobbiamo percorrere la strada dell’amore e del perdono verso tutti, e ci indica che dobbiamo superare il nostro egoismo. Gesù segue e vive il progetto di Dio e non cerca il facile benessere, a cui non ha mai pensato, e vive la sua vita seguendo il progetto di Dio e vive la sua esistenza come donazione agli altri; per essere fedele al piano di Dio ha accettato anche la sofferenza e ha preso la sua croce. Noi ci lamentiamo spesso delle croci che abbiamo e vorremmo che non esistessero per poter avere una vita di tranquillità e di benessere, senza la sofferenza.
Se Gesù per noi è questo, allora dobbiamo sentire che è necessario che nella nostra vita ci sia una continua conversione, fidandoci pienamente di Dio, amando Lui e i nostri fratelli e allontanandoci dall’ingiustizia che è presente nella nostra società.
Dio spesso cambia anche il nome delle persone, a seconda del compito che devono svolgere: Abram lo ha trasformato in Abramo (padre di una moltitudine), e cambia il nome anche a Pietro, e lo chiama Kefà, Roccia, perché il Papa è la roccia su cui costruire il nostro cristianesimo.