2 domenica Ordinario
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2 domenica Ordinario
Con la festa del Battesimo di Gesù abbiamo concluso il Tempo di Natale e abbiamo iniziato il Tempo Ordinario, durante il quale Gesù inizia la sua missione. Questo tempo è chiamato “Ordinario” perché non viene messo in evidenza nessun fatto straordinario di Gesù, come a Natale o a Pasqua, ma in questo periodo la Liturgia ci aiuta e ci insegna a mettere in pratica nella nostra vita la Parola di Dio e a vivere la celebrazione eucaristica, in preparazione alla Pasqua di Resurrezione.
Il tema principale che questa domenica ci presenta è senz’altro la figura di Gesù che ci viene presentato come Servo e come Agnello che ci salva e ci santifica. Gesù è il “Servo del Signore” che dona la sua vita per gli altri, come ci dice il brano di Isaia, prima lettura, e Gesù, come lo definisce Giovanni nel brano del Vangelo, è l’Agnello di Dio che ci salva e ci santifica.
Isaia ci annuncia la presenza del “Servo del Signore”, Gesù, che da sempre è nel cuore di Dio, che lo plasmato suo servo per affidargli il compito, per affidargli la duplice missione di raccogliere il suo popolo, il popolo ebreo, e di raccogliere tutti i popoli: “Io ti renderò luce delle nazioni, perché porti la mia salvezza fino all’estremità della terra”. La vocazione di Gesù è quella che, per tutti gli uomini, lui deve essere “segno” dell’Amore di Dio. Anche noi cristiani, con la nostra vita, dobbiamo rendere presente Gesù Cristo, e dobbiamo rendere presente l’amore che ha Dio per tutta l’umanità.
Giovanni il Battista era stato inviato da Dio per annunciare e preparare il popolo ad accogliere il Messia che stava venendo nel mondo. Durante il suo Battesimo, Gesù viene proclamato come il Messia, come il Figlio di Dio, “Questi è il Figlio mio, l’eletto”, e allora il compito di Giovanni è terminato perché è arrivato il Messia che annunciava; e Giovanni si mette da parte perché sa che non è lui la Luce, che non è lui il Verbo incarnato, ma che il suo compito era solo quello di preparare il popolo alla venuta del Signore.
Il Battista, quando vede Gesù passare, si mette da parte, e lo indica ai suoi discepoli e a tutta la gente, come l’Agnello di Dio. E non si preoccupa se alcuni dei suoi discepoli lo abbandonano per seguire il Signore. L’agnello ci può far pensare a quello che possiamo mangiare il giorno di Pasqua, un animale mite, debole e vulnerabile, ma l’immagine dell’Agnello ci deve portare a riflettere a quello che è successo durante la schiavitù del popolo ebreo in Egitto, quando il popolo è stato liberato dalla schiavitù: il popolo è stato liberato dalla schiavitù egiziana perché sulle porte delle loro case era stato versato il sangue dell’agnello immolato, e hanno vissuto la Pasqua, il passaggio di Dio, che li ha liberati dalla schiavitù egiziana. E ora, questo Agnello della Pasqua ebraica, viene sostituito dall’Agnello Gesù, che con il suo sangue ci fa vivere veramente la Pasqua di Risurrezione e ci libera dal peccato.
Paolo, nel brano della lettera ai Corinzi, ricorda che lui e tutto il popolo cristiano dei corinzi, sono “santi per chiamata”, e devono accogliere e trasmettere la grazia e la pace che Dio dona con lo Spirito Santo. Anche a tutti noi Dio ha affidato il compito di annunciare il Vangelo, di accogliere Gesù come un dono e di trasmetterlo agli altri, perché ogni uomo possa incontrarsi personalmente con il Signore.
“Ecco l’Agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!”. Anche se ci troviamo sempre in mezzo a tanti problemi, abbiamo sempre la possibilità di poter amare gratuitamente e di perdonare, senza lasciarci bloccare dalle sofferenze e dalle ferite che sperimentiamo nella nostra vita. “Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”.