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3 domenica Avvento

Liturgia della Parola > Tempo di Avvento
3 domenica Avvento

Il tempo di Avvento è un periodo nel quale siamo chiamati a convertirci, a ritornare a Dio con la gioia nel cuore, ma ci troviamo in un periodo nel quale stiamo vivendo tante difficoltà, sia a livello politico, sia a livello sociale: ci sono tante crisi all'interno del nostro governo, nella nostra società assistiamo a tante distruzioni, a tanti omicidi, a molti sequestri di persona, a tanti assassinii giustificati dalle lotte di religione, a tanti atti di terrorismo che ci provocano tanta paura e abbiamo timore anche ad uscire di casa, e oggi, in questa terza domenica di avvento, la liturgia ci parla di un elemento che sembra in contraddizione con le realtà che stiamo vivendo: questa terza domenica è chiamata domenica della "gioia". Di fronte a questa realtà di guerre e di attentati, è possibile avere la gioia? È possibile che noi viviamo la vera gioia, anche se ci troviamo in mezzo alla sofferenza politica e civile. È possibile, perché la vera gioia è Cristo, che sta per venire.
Nella prima lettura Sofonia ci presenta Dio che gioisce per ciascuno di noi e ci rinnoverà con il suo amore, e anche Paolo ci esorta a essere sempre lieti nel Signore, che è vicino ed è l’unico che ci offre la vera gioia e la pace.
Il Vangelo ci presenta la figura del Battista che, insieme a Maria, è uno dei protagonisti dell’Avvento, e Giovanni invita il popolo ebreo, e invita ciascuno di noi ad accogliere il Signore nella sua triplice venuta: quella alla fine dei tempi, quando ritornerà in gloria, quella che è avvenuta nella storia con la sua nascita, che ricorderemo il 25 dicembre, e quella di ogni giorno, quando lo sperimentiamo nelle persone che incontriamo.
Giovanni parla alla gente, e per tre volte, da varie persone, gli viene rivolta la domanda “Che cosa dobbiamo fare?”, e Giovanni dà 3 risposte diverse a ogni gruppo, e non chiede di fare delle cose impossibili o di fare gesti eroici: noi siamo convinti che per prepararci alla venuta del Signore dobbiamo intensificare le nostre preghiere e dobbiamo aumentare le nostre pie pratiche. Anche questo dobbiamo fare, per cr3escere nel nostro dialogo con il Signore, ma questo non basta. Giovanni, nelle risposte che dà alla folla, ai pubblicani e ai soldati, mostra che per prepararci alla venuta del Signore, dobbiamo convertirci, prima di tutto, cercando di avere un rapporto nuovo con gli altri, sempre animati dalla giustizia e dalla solidarietà – (chi ha 2 tuniche …, chi ha mangiare, ne dia a chi non ne ha …; non esigete nulla di più …, dice ai pubblicani; non maltrattate e non esigete nulla di più …, risponde ai soldati). Convertirci non vuole dire solo che dobbiamo aumentare le nostre preghiere e le nostre devozioni, ma convertirci vuol dire, innanzitutto, che dobbiamo cambiare modo di vivere, animati e spinti dall’amore e dalla misericordia del Signore.
“E noi, che cosa dobbiamo fare?”. Per incontrare il Signore dobbiamo vincere l’egoismo e non dobbiamo essere legati ai nostri beni; dobbiamo essere sempre giusti con tutti, e dobbiamo sempre trattare gli altri con grande amore e in pace: questo dobbiamo farlo non solo in questo Avvento, ma sempre dobbiamo compiere opere di bene verso tutti.
Se noi cristiani e tutti gli uomini vivessimo in questo modo, allora nella nostra società ci sarebbe la pace, la giustizia, l’amore, e vivremo nella gioia, anche in mezzo alle sofferenze e alle difficoltà, perché sarà presente l’amore del Signore, sarà presente nell’umanità Cristo, pace, amore e misericordia. Come Giovanni, anche noi, attraverso la nostra vita di amore, possiamo annunciare la presenza di Cristo Salvatore.

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