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LPP 7 Ascensione

Liturgia della Parola > Pasqua
Ascensione

La Solennità della Ascensione segna la fine della vita terrena di Gesù. Dopo essere sceso sulla terra per svolgere il suo ministero salvifico, ascende al cielo, ritorna al Padre. Oggi, vediamo nella nostra società, che l'uomo tende alle cose umane e materiali: si è sempre alla ricerca del benessere, di tante realtà umane, quasi che la nostra vita umana fosse la cosa più importante. La Solennità di oggi ci mostra invece che la realtà a cui siamo chiamati è quella del Cielo, perché l'ascensione di Gesù al cielo ci mostra quella che sarà l'ultima realtà anche per ciascuno di noi. Tutti noi siamo chiamati a partecipare alla vita di incontro totale con il Signore, con Dio nostro Padre: la Solennità odierna ci mostra che dobbiamo essere proiettati verso il cielo.
La prima lettura ci racconta questo avvenimento, quando Gesù, dopo che era stato per 40 giorni con gli apostoli, parlando del regno di Dio, ascende al cielo, dove siede alla destra di Dio Padre, attendendo tutti quanti noi.
"Fratelli, -ci dice Paolo- vi esorto a comportarvi in maniera degna della vocazione che avete ricevuto": siamo esortati a vivere la nostra vita con impegno. Quando appaiono gli angeli a rincuorare gli apostoli che forse sono spaventati, gli angeli, rivolti agli apostoli, dicono: "perché state a guardare il cielo?", forse segno che dovremo guardare un po' di più la terra, ma non per farlo diventare elemento fondamentale della nostra vita, perché il nostro sguardo deve essere proiettato verso il cielo, ma rivolgere lo sguardo un po' anche verso la terra, vuol dire che dobbiamo impegnarci per essere testimoni del Signore Risorto. Essere proiettati al Cielo vuol dire che dobbiamo vivere la nostra vita con impegno per prepararci a questo incontro con il Signore. Se assolutizziamo la terra e lo consideriamo come valore fondamentale, non siamo proiettati verso il cielo, se ci lasciammo abbattere anche dalla nostra povertà o da tante disgrazie che possono capitare, non siamo proiettati verso il futuro, ma consideriamo le cose umane come valori fondamentali.
Dobbiamo orientarci verso il Signore, con la nostra vita di amore, con la nostra vita di carità (Paolo ci dice "con ogni umiltà, mansuetudine, pazienza, sopportandovi a vicenda con amore"). Il nostro valore fondamentale deve essere Dio, deve essere Cristo, e dobbiamo vivere la nostra vita con impegno e generosità per poterci incontrare, alla fine della nostra vita, con il Signore Risorto. Dobbiamo essere testimoni del Signore Risorto, testimoniando che quello che è importante per noi è Dio, e quello che è importante noi è il nostro rapporto con il Signore. Non tanto il possedere, non tanto la salute, non tanto le cose umane, ma quello che dobbiamo cercare e avere è la presenza di Dio, è il suo amore, e questo dobbiamo annunciarlo con tutta la nostra vita. Gesù rivolto agli apostoli dice di andare e ammaestrare tutte le nazioni, e questo è un compito anche per tutti noi che dobbiamo essere annunciatori della Parola del Signore, sicuri che, anche se Gesù è salito al cielo, non ci ha lasciato soli, ma è con noi tutti i giorni.
Cristo non ci ha abbandonato nelle nostre difficoltà, nei nostri problemi, nelle nostre sofferenze, ma è sempre presente fino alla fine del mondo. Il Vangelo di questo periodo ci mostra Gesù che promette agli apostoli lo Spirito Santo, proprio per non lasciarli soli, e domenica prossima celebreremo la Solennità della Pentecoste, il dono dello Spirito Santo, che è la forza che ci sostiene nelle avversità, che è la luce per l'uomo. Non siamo soli, ma Gesù è lo Spirito sono sempre al nostro fianco e ci indicano la strada: noi dobbiamo impegnarci per poterlo raggiungere alla fine  dei tempi e sperimentare la presenza di Dio.
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