LPO 6 domenica - Sito di don Antonello

Sito di don Antonello
Vai ai contenuti

LPO 6 domenica

Liturgia della Parola > Tempo Ordinario
6 domenica

Il tema della prima lettura e del vangelo è il tema della lebbra, una tumore fisico della carne, che in Israele si era trasformata in malattia sociale, tale da trattare coloro che erano colpiti da questa malattia, come esclusi e pericolosi. Infatti il libro del Levitico ci dice queste parole "Sarà impuro finché durerà in lui il male; e impuro, se ne starà solo, abiterà fuori dell'accampamento", come uno scarto, rivelandoci in modo impressionante la durezza dell'esclusione. Questa impurità separava dal resto della comunità e separava anche da Dio.
Nel vangelo di Marco Gesù ci dice che non è pensabile una legge religiosa che, per dare ossequio a Dio, emargini gli uomini più sfortunati. E Gesù invece supera le regole, si oppone alla cultura dello scarto, accoglie questo lebbroso e lo tocca. Per la legge quell'uomo era un castigato da Dio, era un rifiuto, e Gesù lo tocca, lo ama. Questo lebbroso non ha nome, non ha volto, perché questo lebbroso è ogni uomo, perché questo lebbroso siamo tutti noi. E, rivolto a Gesù, a nome di ciascuno di noi dice una frase bellissima: «Se vuoi, puoi guarirmi». A nome nostro il lebbroso chiede: che cosa vuole veramente Dio dalla mia carne piagata, che cosa vuole Dio dalle mie lacrime? Vuole sacrifici, sofferenze, pazienza o Dio vuole un figlio guarito?
E Gesù gioisce rivelando l'amore Dio, e dice una parola «Lo voglio: guarisci!», e lo sana da questa malattia. Dio vuole figli guariti. A me dice: «Lo voglio: guarisci!». A Lazzaro grida: «Lo voglio: vieni fuori!». Alla figlia di Giairo: «Talita kum. Lo voglio: alzati!». È la buona novella. E' un Dio che fa grazia, che risana la vita, è un Dio al quale importa la mia felicità. Dio è guarigione! Non conosciamo i modi e i tempi in cui ci guarirà dai nostri mali, vorremmo che fossero veloci, ma non conosciamo i tempi: sappiamo però che Dio lotta con me contro ogni mio male.
Il lebbroso guarito disobbedendo a Gesù si mise a proclamare e a divulgare il fatto. Ha ricevuto la grazia e ora, attraverso gesti e parole, dona la sua esperienza felice di aver incontrato Dio.
Anche oggi ci sono lebbrosi nel nostro tempo e nella nostra vita, e sono quelle persone che io isolo e metto da parte perché non la pensano come me, e sono quelle persone che io isolo, che emargino e che metto da parte all'interno della mia comunità e della mia famiglia. I lebbrosi, gli emarginati di oggi sono i barboni, i tossici, le prostitute, che hanno bisogno di un gesto di affetto, di un sorriso, e che possono guarire dal loro male, e diventare a loro volta guaritori, come è avvenuto per questo lebbroso che "si mise a proclamare e a divulgare" l'amore di Dio.
L'esortazione che oggi ci lascia la Parola di Dio è che dobbiamo essere come Gesù che non ha paura di toccare, di entrare in dialogo con quelli che giudichiamo o che sono giudicati "diversi" o "scomodi", cioè i poveri, gli emarginati, gli stranieri, le persone in difficoltà che ci chiedono aiuto, perché possiamo realizzare il progetto d'amore che Dio ha nei confronti di tutte le sue creature.
"Io mi sforzo di piacere a tutti in tutto, senza cercare il mio interesse ma quello di molti", ci dice S. Paolo nel brano della 1.a ai Corinzi.

Torna ai contenuti