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LPP 4 Pasqua

Liturgia della Parola > Pasqua
4 domenica Pasqua

Questa quarta domenica di Pasqua che stiamo celebrando è per antica tradizione chiamata domenica del buon Pastore, perché nel brano del Vangelo di questa giornata ci viene proposta proprio la figura del buon pastore che dona la sua vita per il suo gregge. Questo buon pastore è Gesù Cristo che ha offerto la sua vita per tutta l'umanità, morendo sulla croce per noi e risorgendo a vita nuova.
San Giovanni, nel brano della sua prima Lettera, ci ricorda che tutti quanti noi siamo dei veri figli di Dio, e che siamo diventati figli di Dio è segno del grande amore che Dio ha nei nostri confronti rendendoci realmente suoi figli. Noi già adesso siamo figli di Dio, e alla fine dei tempi, "saremo simili a Dio, perché lo vedremo così come Egli è". Questo è uno dei doni che ha prodotto la Risurrezione di Gesù Cristo, la Pasqua che ancora stiamo celebrando. Vedremo Dio, saremmo con lui, vivremo nell'eternità, in unione totale con il Signore.
Però, per poter vedere, per poter contemplare Dio, alla fine dei tempi, così "come egli è", è necessario che qui, sulla terra, noi viviamo quotidianamente da veri figli di Dio, basando tutta la nostra vita su Gesù Cristo, "pietra d'angolo", su cui dobbiamo costruire tutta la nostra vita, lasciandoci illuminare dalla sua vita di amore.
Chi è veramente Gesù? Nel Vangelo Gesù dice “Io sono il buon pastore”, mettendosi in contrasto con il mercenario. Il pastore e il mercenario in cosa si differenziano? Senz’altro non sono diversi per il loro ruolo, perché tutti e due si interessano delle pecore, ma si differenziano perché le pecore non appartengono al mercenario che, quando arriva il lupo, fuggono via, ma le pecore appartengono al pastore che si erge contro i lupi, che ha il coraggio di non fuggire.
Questo pastore è Gesù, che si mette contro i lupi che vogliono mangiare le pecore, questo pastore è Gesù che ha il coraggio di non fuggire nelle avversità. Gesù è il buon pastore, che porta gli agnellini sul petto e conduce pian piano le pecore madri, mostrando un grande senso di tenerezza verso noi che siamo le sue pecore.
Gesù ci mostra la continua tenerezza di Dio nei nostri confronti, e noi, nella nostra terra, siamo chiamati a diventare, con la nostra vita, il racconto della tenerezza di Dio. Con tutta la nostra vita dobbiamo mostrare la tenerezza di Dio.
Il Vangelo odierno ci propone queste parole di Gesù "Io offro la vita": il compito di Gesù è quello di offrire sempre la sua vita, e Gesù ha offerto la sua vita morendo sulla croce per tutti noi: il suo compito è da sempre e per sempre quello offrire la vita. E questo di offrire la sua vita non significa solo di morire in croce, come è morto. Se il Pastore muore le pecore sono abbandonate e il lupo le rapisce, le uccide e vince.
Cosa significa “dare la vita”? “Dare la vita” è l’opera generatrice di Dio, di Dio che crea, che genera il mondo, “dare la vita” è l’opera di un Dio inteso al modo delle madri; inteso nel senso della vite che dà linfa ai tralci; del seno di una donna che offre vita al piccolo; nel senso dell'acqua che dà vita alla steppa arida. Gesù, offrendoci la vita, ci dà una vita nuova, una vita divina, facendoci nascere dall’alto, offrendoci germi di divinità per essere simili a lui. La vita che il Signore ci offre non è solo la sua morte in croce, ma è la vita divina che Lui mette in ciascuno di noi, attraverso la sua morte e risurrezione. Quando diciamo che Gesù ha offerto la sua vita per noi, non pensiamo solo alle sue sofferenze morendo in croce, ma pensiamo principalmente al dono immenso della vita divina che Lui continuamente ci offre.
Anche noi, discepoli del Signore, dobbiamo dare la vita, dobbiamo trasmettere agli altri le cose che ci fanno vivere, dobbiamo dare agli altri la vita divina, la tenerezza e l’amore di Dio, attraverso la nostra gioia e la nostra serenità.
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