LPO 18 domenica - Sito di don Antonello

Sito di don Antonello
Vai ai contenuti

LPO 18 domenica

Liturgia della Parola > Tempo Ordinario
18 domenica Ordinario

Il popolo ebreo, liberato dalla schiavitù egiziana, si trova nel deserto, soffrendo la fame e la sete, e rimpiange il cibo che mangiava quando era oppresso in Egitto: “Fossimo morti quando eravamo seduti, mangiando pane a sazietà”. Rimpiangono il passato in cui, secondo loro, si stava meglio, anche se si stava peggio perché erano oppressi. Dei legumi, pesci e delle cipolle che mangiavano in Egitto, avevano nausea e si lamentavano, e adesso nel deserto lo rimpiangono amaramente. Anche noi siamo come il popolo Ebreo, e forse in questo periodo ancora di più, e rimpiangiamo le cipolle d’Egitto, rimpiangiamo la nostra vita passata, e diciamo che stavamo meglio quando si stava peggio, sia a livello economico, a livello sociale e anche a livello spirituale. Ai miei tempi, diciamo continuamente, questo non succedeva …… E rimpiangiamo il passato, rimpiangiamo le cipolle d’Egitto.
Nel deserto al popolo ebreo mancano anche gli alimenti più semplici, per esempio il pane, ma manca anche la capacità di sperare nel Signore, di confidare in Colui che li aveva sorretti nella schiavitù egiziana e durante il loro viaggio di liberazione. E Dio si fa carico delle necessità del popolo e concede loro il dono delle quaglie e il dono della manna, degli alimenti che consentono loro di proseguire nel cammino.
Nella Sacra Scrittura, il pane e la carne sono gli alimenti essenziali con cui Dio provvede ai bisogni del suo popolo per confermarlo nel suo servizio e per assicurargli forza e perseveranza nel suo cammino.
Anche oggi il pane e la carne sono il cibo che Dio ci concede, nel suo Figlio Gesù, per essere nostro nutrimento, non solo materiale (tutto ciò che abbiamo è dono di Dio), ma che ci offre per colmare la nostra fame spirituale. Domenica scorsa abbiamo contemplato Gesù che nutriva la folla con i 5 pani messi a disposizione di tutti, e questa folla nutrita si mette alla ricerca di Gesù, che rimprovera loro, dicendo “Voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati”. Solo per il nutrimento materiale. I miracoli erano e ancora oggi sono finalizzati a suscitare la fede, a suscitare l'adesione a Cristo. E Gesù nota che i miracoli che lui compie provocano nella gente solo la soddisfazione delle esigenze fisiche e corporali, proprio perché lui aveva sfamato tanta gente. Per questo lo cercano: per soddisfazioni corporali. Come noi! Per guarirci da qualche malattia o darci un po’ di benessere.
“Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna”, dice Gesù; “Che cosa dobbiamo fare?”, chiede la gente, e Gesù risponde “Che crediate in colui che egli ha mandato”: dobbiamo credere che Dio ha il volto di Cristo, il volto di uno che sa soltanto amare. “Quale segno dunque tu fai perché vediamo e possiamo crederti? Quale opera compi?”, chiede la folla a Gesù. E l’opera che Gesù compie è quella di nutrire, non con la manna e con le quaglie, come nel deserto, ma nutrire spiritualmente con il pane e la carne del suo Corpo: “Non è Mosè che vi ha dato il pane dal Cielo (la manna), ma è il Padre mio che vi dà il pane dal Cielo”, “Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!”. E’ Gesù che è la vera manna dal Cielo: il suo Corpo, l’Eucarestia.
Nel Vangelo di domenica scorsa Gesù distribuiva il pane, e oggi è Lui che si distribuisce come pane per far scorrere la nostra vita verso l'eterno. “Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!”.
Come ci dice Paolo, abbandoniamo l’uomo vecchio e rinnoviamoci nello Spirito, per essere uomini nuovi che tendono a Dio e alla santità, rinunciando alle esteriorità e alle soddisfazioni personali.
Torna ai contenuti