LPO 29 domenica
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29 domenica Ordinario
La Liturgia odierna prevalentemente ci parla di servizio, e possiamo arrivare a metterci al servizio degli altri solo se abbandoniamo le nostre convinzioni e le nostre certezze umane, e iniziamo il nostro cammino di cambiamento, prendendo come modello la strada che ha percorso il Servo sofferente.
Quali sono i desideri e le aspettative dell’uomo, noi cosa desideriamo? Tante volte siamo ambiziosi, vogliamo primeggiare, cerchiamo i primi posti, quelli più importanti. Nel mondo, tra le persone, vediamo che c’è carrierismo, concorrenza (pensiamo alla nostra politica o ai nostri politicanti), la società celebra la forza, la potenza, il dominare sugli altri. E purtroppo questa filosofia della potenza, del dominare, è presente anche nella Chiesa, alcune volte nella gerarchia, tra noi sacerdoti, nelle persone consacrate, frati e suore, e, forse anche tra voi laici. Siamo vicini a Gesù da tanto tempo, e non abbiamo capito, o non vogliamo capire il suo insegnamento sul servizio, non abbiamo capito cosa vuol dire essere servi degli altri. Questa realtà era presente anche presso gli apostoli che stavano con Gesù, che avevano ascoltato i suoi insegnamenti, ma che all’inizio non avevano capito nulla su quello che doveva essere il loro comportamento: come noi che forse non lo abbiamo ancore capito! Infatti Giovanni, il discepolo prediletto, chiede a Gesù di avere il primo posto assieme a suo fratello Giacomo.
Giacomo e Giovanni chiedono a Gesù “Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra”, e gli altri 10 apostoli, spinti dalla gelosia, immediatamente si ribellano: sembra che Gesù abbia parlato a vuoto, e allora cerca di far comprendere che questo desiderio di primeggiare rovina il cuore, che questo non deve essere il loro atteggiamento, dice che in questo modo si comportano i governanti delle nazioni che dominano su di esse, ed esclama “tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti”.
Tutto oggi nel mondo ci parla di servizio: c’è l’esercito per il servizio della pace (per stabilire la pace nelle nazioni dove c’è guerra), tante volte in TV ci appare la didascalia dello stato che è al servizio del cittadino, tutti al servizio della società, tanti gestori telefonici o della corrente o del gas, che telefonano presentando le loro offerte migliori per il servizio a tutti noi (che forse sono solo al loro servizio e alla loro utilità, ma sulla bocca di Gesù la parola “servizio” vuol dire stare dalla parte degli ultimi: il servizio è un ministero e non significa potenza.
Il brano di Isaia ci parla del “Servo sofferente”, di Gesù, che si è addossato i nostri dolori, e ha offerto se stesso, diventando insieme vittima e offerente, e lo stesso ci dice anche il brano della Lettera agli Ebrei, che parla del sommo sacerdote, Gesù, che prende parte alle nostre debolezze ed è stato messo alla prova in ogni cosa, come noi, escluso il peccato.
Servizio è il nome difficile dell’Amore, servizio-amore, ma “servizio” è il nome di Dio, come ci assicura Gesù che dice "Non sono venuto per farmi servire, ma per essere servo". Dio non è il Padrone dell'universo, non è il Signore dei signori, il Re dei re: Dio è il servo di tutti! Dio non tiene il mondo ai suoi piedi, ma è inginocchiato ai nostri piedi; non ha troni, ma ha un asciugamano.
Chi segue Cristo non deve cercare gli onori o i primi posti, ma deve servire gli altri, senza aspettarsi alcuna ricompensa, come il “Servo sofferente”, Cristo, che ha offerto se stesso per essere nostro servo.