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LPO Dedicazione Basilica Lateranense

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DEDICAZIONE BASILICA LATERANENSE

In tutto il mondo oggi i cattolici celebrano la dedicazione della cattedrale di Roma, San Giovanni in Laterano, come se fosse la loro chiesa.
L'imperatore Costantino, dopo la sua conversione al cristianesimo, ha regalato al Papa il palazzo del Laterano, che aveva costruito per sua moglie. Subito dopo, a fianco del palazzo del Laterano, costruì una piccola chiesa che era stata dedicata a Gesù Salvatore degli uomini. Successivamente questa chiesa, abbellita e migliorata, è stata dedicata a San Giovanni Battista. La chiesa di S. Giovanni in Laterano ha un ricordo particolare nella storia della Chiesa, perché è la prima chiesa che è stata costruita, e per questo motivo San Giovanni in Laterano è chiamata la Madre di tutte le Chiese, proprio perché ha dato origine a tutte le altre chiese costruite successivamente, come le Chiese a cui apparteniamo.
Ma, che cosa ci interessa la festa della Basilica Lateranense, a noi che non abitiamo a Roma, o che sono in Sicilia o all'estero? Questa è una festa molto importante perché S. Giovanni in Laterano, come dicevamo precedentemente, è  la Madre di tutte le Chiese, ed è il segno della unità di tutta quanta la Chiesa, di tutti quanti i cristiani, unità rappresentata dalla figura di questa Basilica lateranense che è la cattedra del Papa, Vescovo di Roma.
Nel discorso con la samaritana al pozzo di Sicar, alla fine del lungo discorso Gesù dice che verrà un giorno in cui "né su questo monte, né a Gerusalemme, né in altri templi si adorerà Dio, ma bisogna adorarlo in spirito e verità". È questa la realtà che oggi ci presenta questa festa. Paolo ci dice "fratelli, voi siete edificio di Dio", "non sapete che siete Tempio di Dio?", "Santo è il Tempio di Dio che siete voi": questa festa della dedicazione della basilica lateranense ci vuole portare a considerare che noi dobbiamo essere Tempio di Dio. Per noi il Tempio di Dio sono tutte le Chiese che conosciamo: diceva il re Salomone, in riferimento al Tempio di Gerusalemme, che anche se era bellissimo e grandissimo, non poteva contenere pienamente la presenza di Dio, perché Dio è immenso. E Paolo ci ha ricordato che noi siamo Tempio di Dio. Oggi celebriamo la festa della Dedicazione della Basilica Lateranense: la parola "dedicazione" vuol dire "consacrazione", e questa festa ci vuole ricordare che ognuno di noi, oggi, si deve "dedicare", si deve "consacrare" al Signore, perché il tempio di Dio non è questo edificio in cui ci troviamo, ma il Tempio di Dio deve essere il nostro cuore ("adorerete Dio in spirito e verità"), il nostro cuore è l'unico che può accogliere Dio in pienezza, a differenza dei templi costruiti con le pietre. Solo nel nostro cuore Dio risiede in pienezza.
Gesù trovò nel tempio, considerato dagli Ebrei il luogo della presenza di Dio, trovò gente che vendeva buoi, pecore e colombe e trova i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori dal tempio. Gesù caccia i venditori dal tempio perché vede che la fede è diventata mercato, Dio è diventato oggetto di compravendita. Ci sono i furbi, i venditori, che usano l'immagine di Dio per guadagnarci, vendendo le pecore e le colombe, e ci sono i pii e i devoti che usano Dio per guadagnare la sua stima con le loro offerte. Come certe volte facciamo anche noi che mercanteggiamo con Dio. Tante volte anche noi siamo andati con pellegrinaggi a certi Santuari, e abbiamo mercanteggiato con Dio offrendogli una candela accesa, che può essere anche segno di fede ma che può essere anche mercanteggiare con Dio per ottenere qualcosa, e tante volte anche noi siamo come i venditori di pecore e di colombe, rinnoviamo in noi stessi la stessa esperienza dei venditori di buoi, di pecore .... Mercanteggiamo con Dio.
Il vero Tempio di Dio dobbiamo essere noi, e siamo Tempio di Dio se ascoltiamo la Parola del Signore vivendola ogni giorno: solo allora saremmo pieni di Dio, e dentro di noi ci sarà il fiume, il torrente di cui parla il profeta Ezechiele e che rappresenta la grazia di Dio: allora nella nostra vita ci saranno tanti frutti e "le foglie non appassiranno: i loro frutti non cesseranno", perché queste acque (grazia di Dio) "sgorgano dal santuario"; e noi dobbiamo essere "santuario" in cui è presente Dio.
La Chiesa di pietre vive, cioè la comunità cristiana, cioè noi, diventerà bella e santa se compie le due azioni di Gesù nel cortile del tempio: fuori i mercanti, dentro i poveri, i semplici. Noi, saremmo Tempio di Dio se indosseremo il grembiule di chi serve, come ci ha ricordato varie volte il Vescovo Tonino Bello. Tempio di Dio siamo noi, Tempio di Dio è il nostro cuore. Tonino Bello ci ricorda che il tempio santo di Dio è il povero, il fratello, davanti al quale "dovremmo togliere i calzari" come ha fatto Mosè davanti al roveto ardente, perché il povero, l'altro, quello che mi sta a fianco, quello che certe volte odio, è il Tempio di Dio.

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