LPO 25 domenica
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25 domenica Ordinario
Esaminando la situazione mondiale che ci presenta tante guerre tra nazioni, vedendo la realtà dell’Isis che distrugge e uccide, esaminando anche la situazione di tante famiglie e di varie comunità che sono in lite tra loro, possiamo dire che le Letture della Liturgia odierna sono molto attuali: chi sono i giusti? Quale è il comportamento giusto che dobbiamo seguire?
La persona umana sembra orientata verso l’ingiustizia e verso il male, quasi per natura: è la natura che ci porta a essere ingiusti, esclamiamo, o, certe volte, per giustificare qualcuno, attribuiamo il suo comportamento, che secondo noi é sbagliato, e lo attribuiamo alla educazione che aveva ricevuto nella sua infanzia, a causa dei tanti problemi che ha vissuto.
San Giacomo e il brano della Sapienza ci mostrano l’insidia che viene rivolta verso gli altri, verso i giusti, per i desideri malsani (oggi assistiamo all’odio che viene rivolto, in particolar modo, verso i cristiani). La sapienza che viene da Dio invece preferisce la mitezza, la sincerità e la pace, che sono le basi per creare un mondo giusto, fatto di persone giuste, e la base non deve essere la guerra o la uccisione di chi non la pensa come me. Mitezza, sincerità e pace.
La Parola di Dio spesso non è compresa completamente, e anche noi la comprendiamo in modo inadeguato, come hanno fatto anche gli apostoli: Pietro aveva dichiarato la sua fede in Gesù, (Tu sei il Cristo), e subito dopo rimprovera Gesù che aveva annunciato la sua passione; in questo brano del Vangelo, dopo che Gesù annuncia la sua morte, i discepoli discutono tra loro chi di loro è il più grande, il più importante; Giacomo e Giovanni chiedono a Gesù di avere loro i posti a fianco al Signore; i discepoli non riescono a guarire un epilettico e subito dopo scacciano i bambini lontano da Gesù, bambini che Gesù mostra come i destinatari per entrare nel Regno dei Cieli.
Il modo di ragionare da parte di Dio è molto diverso dal nostro modo di pensare. Gesù sta parlando di cose importanti, sta parlando di vita e di morte, sta raccontando ai dodici che tra poco sarà ucciso: si trova insieme ai suoi migliori amici e loro, invece di partecipare al suo dramma, parlano di carriere: chi è più grande tra noi? Sembrano totalmente disinteressati a lui. Quando succede che ci accorgiamo che gli altri si disinteressano di noi, ci sentiamo offesi, e certe volte chiudiamo il nostro rapporto con loro.
Anche Gesù è stato incompreso e rifiutato quando ha parlato della sua Passione, molti volevano avere un posto di prestigio, come Giacomo e Giovanni, a tutti sarebbe piaciuto operare miracoli per il proprio prestigio e non per amore di Dio, e Gesù, a differenza nostra, non ha rifiutato i 12, non li ha rimandati a casa, non li ha messi da parte, ma continua con le sue istruzioni e afferma che “ Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti”, affermando che l’essere primi davanti a Dio dipende dal nostro servizio: se amiamo e serviamo gli altri siamo i primi.
Gesù non rimprovera e non giudica i suoi, ma cerca ancora di educarli. E prese un bambino, lo pose in mezzo, lo abbracciò e disse: chi accoglie uno di questi bambini accoglie me. Qui è il Vangelo: in un abbraccio e in un bambino. Dio è così. Al centro della fede c’è un abbraccio. Dio, al centro della scena non mette se stesso, come facciamo noi, ma al centro della scena mette i piccoli, e li abbraccia. E Gesù si identifica con i piccoli “Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me”.
Oggi è molto presente il tema della accoglienza, con tanti profughi, piccoli, che cercano aiuto: forse non possiamo aiutarli fisicamente, ma almeno abbracciamoli nel nostro cuore.
Allora sentiremo che stiamo abbracciando Dio.