12 domenica Ordinario
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12 domenica Ordinario
Quando parliamo del “Vangelo” spieghiamo sempre che questa parola significa “”buona notizia”, e ci sembra strano che possiamo considerare la nostra vita cristiana come “vangelo”, come una buona notizia. Infatti, ci rendiamo conto che nella nostra vita, e all’interno della umanità, è presente il peccato, come ci dice Paolo nel brano della Lettera ai Romani. Paolo ci ricorda che il peccato e la morte sono entrati nel mondo e in ciascuno di noi a causa di Adamo. E se nella mia vita c’è il peccato, nel mio modo di vivere come posso essere “vangelo”, come posso essere “buona notizia” per gli altri? Ci sono tante tentazioni che è difficile superare, e quando annuncio il vangelo, con le parole e con la vita, incontro anche tante ostilità negli altri. E tutto questo può portarmi allo scoraggiamento.
Paolo ci ricorda che il peccato e la morte sono entrati nel mondo a causa della caduta di Adamo, ma la grazia di Dio, attraverso il sacrificio di Gesù, si riversa in abbondanza su tutti noi. E allora, nonostante il peccato sia presente nella nostra vita e nella società, allora posso vivere veramente il vangelo di amore e di donazione, perché non sono solo, ma la grazia di Dio è dentro di noi. Gesù ha sconfitto il peccato, e chiama ciascuno di noi a confidare sempre in Dio, anche in mezzo alle difficoltà, e ci esorta a testimoniare la fedeltà e l’amore di Dio che è misericordia.
Anche il profeta Geremia, mentre svolge ilo suo ministero, sente angoscia perché non accolgono la sua parola e vogliono denunciarlo: “Denunciatelo! Si, lo denunceremo”. Anche i suoi amici, per emergere, aspettano la sua caduta, e così, anche Geremia si sente umiliato e prostrato. Geremia aveva annunciato la fine imminente di Israele che era stato infedele alla Alleanza, ed è odiato proprio per questo motivo. Ma, anche in mezzo a queste difficoltà, Geremia non si perde d’animo e continua a confidare nell’assistenza di Dio: “Ma il Signore è al mio fianco, …, per questo i miei persecutori non potranno prevalere”. E conclude il suo discorso esortando a lodare il Signore: “Cantate inni e lodate il Signore perché ha liberato la vita del povero dalle mani dei malfattori”. Anche in mezzo alle avversità la sua fede resta salda e non ha più paura per quello che potranno fargli i suoi nemici.
Anche noi ci troviamo in una società che ci incute timore, che tante volte ci vuole impedire a vivere da cristiani e ci scoraggia: vediamo che, come per Geremia, anche noi sperimentiamo “terrore all’intorno”; notiamo che, a causa delle nostre mancanze, la nostra faccia è coperta da “insulto e vergogna”. Però, anche se sperimentiamo questa realtà, anche se nella nostra vita troviamo tante prove e tante sofferenze, Gesù, nel Vangelo, ci lascia un messaggio di consolazione e di speranza, e per due volte ci rivolge questo invito, e ci dice: “Non abbiate paura”: c’è sempre, per noi, l’amore di Dio.
Seguire Gesù, vivere il Vangelo non è facile, perché vivere il Vangelo, annunciare la Parola di Dio, vuol dire che dobbiamo “rischiare”, come hanno “rischiato” i profeti, che davanti alle prove si sono anche lamentati con Dio, come facciamo anche noi quando sperimentiamo qualcosa che non va nella nostra vita, ma i profeti hanno continuato a dargli tutto se stesi e sempre hanno lodato e ringraziato il Signore, sicuri che sarebbero stati esauditi.
“Nella tua grande bontà rispondimi o Dio”.