22 domenica Ordinario - Sito di don Antonello

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22 domenica Ordinario

Liturgia della Parola > Tempo Ordinario


22 domenica Ordinario

Domenica scorsa la Liturgia ci ha esortato a fidarci pienamente di Dio e a credere che Gesù è il Messia, inviato da Dio suo Padre. Quando Gesù ha chiesto agi apostoli chi è Lui, Pietro fa una bellissima professione di fede, ed esclama “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”, e per questa affermazione da Gesù viene dichiarato “beato” e diventa la roccia sulla quale si fonda la Chiesa. Che Gesù sia il Messia non dobbiamo dichiararlo solo teologicamente, (tutti noi crediamo che Gesù è il Messia, che è il Figlio di Dio), ma che Gesù è il Figlio di Dio dobbiamo viverlo seguendo il Signore non solo nei momenti della gioia, ma seguendolo anche sulla via dolorosa.
Pietro aveva dato una risposta esatta affermando che Gesù era il Figlio di Dio, ma la sua fede è debole. Dopo che Pietro lo ha riconosciuto come Messia, Gesù spiega cosa significa che lui è il Messia e che vuole realizzarlo fino in fondo e afferma che avrebbe dovuto soffrire e che sarebbe stato ucciso. Subito Pietro si avvicina da Gesù rimproverandolo e afferma : “questo non ti accadrà mai”. Nel brano di domenica scorsa Gesù ha chiamato Pietro “beato”, e ora invece lo chiama “satana”, perché non pensa secondo Dio, ma secondo gli uomini. La sofferenza è difficile da accettare e vorremmo evitarla, sia per noi che per i nostri amici, e, talvolta, davanti alla sofferenza, la nostra fede crolla e restiamo umani, e non accettiamo quella che è la volontà di Dio nei nostri confronti.
Geremia, quando annuncia la Parola di Dio, è provato da tante sofferenze ed è rifiutato dalla gente, e si sente abbandonato anche da Dio, come capita spesso anche a noi di sentirci rifiutati da Lui. Geremia ricorda che al momento della sua vocazione è stato sedotto dal Signore, e ora si sente deluso da Lui, perché il suo compito è quello di annunciare solo disgrazie, ma comprende che Dio è il Signore della grazia nei momenti della prova e della angoscia, e riprende con speranza la sua predicazione: “nel mio cuore c’era come un fuoco ardente, …, mi sforzavo di contenerlo, ma non potevo”. Nei momenti di angoscia, cerchiamo di imitare Geremia che lotta con Dio, ma che nello stesso tempo gli chiede l’aiuto. Dobbiamo essere sempre pronti a offrire noi stessi a Dio, completamente.
Il nostro culto spirituale per convertirci veramente, non deve essere solo quello di eliminare i peccati che sono presenti nella nostra vita,  dobbiamo fare anche questo, ma per avere un vero culto spirituale, come ci dice Paolo, dobbiamo offrire noi stessi a Dio, senza conformarci alla mentalità del mondo. Solo così possiamo ragionare secondo Dio. Il nostro culto non deve essere solo quello di evitare i peccati ma di offrire completamente noi stessi a Dio.
Anche noi vorremo proteggere noi stessi e i nostri amici nella battaglia contro la sofferenza, come ha fatto Pietro nei confronti di Gesù che vuole che il Maestro stia lontano dalla sofferenza e dalla morte. Quando Pietro cerca di distogliere Gesù dalla sua  meta, cioè di allontanarlo dalla sofferenza e dalla morte, diventa strumento di Satana per far cadere Gesù; e questa non è la volontà di Dio. Gesù ha rivissuto la persecuzione che ha avuto anche Geremia, l’ha vissuta nella sua missione, e ci indica che deve essere questa anche la nostra missione di cristiani. E questo non è facile. È difficile salire sulla croce!
Quando sentiamo la Passione di Gesù, forse qualche volta piangiamo pensando alle sofferenze del Signore, ma quando ci viene chiesto di salire anche noi su quella croce,  allora in quel momento la croce inizia ad essere dolorosa e dura da accettare e da sopportare.
Vivere la sequela di Gesù ed essere suoi discepoli significa che dobbiamo accogliere lo scandalo della croce e dobbiamo riconoscere che Dio è colui che si è fatto obbediente fino alla morte, cioè Gesù Cristo. Quando facciamo un’autentica esperienza di fede è difficile spegnerne la forza! Il Signore ci conceda questa irresistible speranza.
Come ha fatto Geremia e come ha fatto Gesù, lasciamoci sedurre anche noi dal Signore: “Ha sete di te, Signore, l’anima mia”.

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