Ascensione
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Ascensione del Signore
Quando pensiamo alla Ascensione ci appaiono in mente tante immagini o quadri che ci rappresentano Gesù che lascia questo mondo e sale alla destra di Dio Padre, e noi immaginiamo che Gesù sia elevato al cielo e si sottragga per sempre agli occhi della umanità. E anche se ci sembra che Gesù ci abbia abbandonato, noi facciamo festa celebrando la sua Ascensione al Cielo. Ma non perché siamo stati abbandonati: Ascensione di Gesù al Cielo non significa che ora l’uomo è solo, abbandonato ai suoi problemi, ma la sua Ascensione non significa che ora siamo soli, ma che la sua Ascensione significa “presenza” in mezzo a noi, e con l’Ascensione, con l’uscita di scena di Gesù, inizia a crearsi la vita della Chiesa. L’Ascensione è la continuazione della Resurrezione: la vita che continua in unione con Dio Padre.
Con parole semplici gli Atti degli Apostoli ci descrivono questo avvenimento che tutti conosciamo, e ci dice che mentre gli apostoli “lo guardavano, fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi”. Poche parole che ci descrivono questa realtà. Ma, più che fermarci a descrivere questo avvenimento, credo sia importante fare qualche piccola considerazione.
Gli apostoli per tre anni hanno vissuto con Gesù, lo hanno sentito predicare e hanno fatto esperienza della sua amicizia. Dopo la sua resurrezione lo hanno incontrato per quaranta giorni. Ma, prima della resurrezione, sono scomparsi tutti, lo hanno abbandonato. Quando le donne avevano detto che era risorto, furono sorpresi, restarono increduli e continuano a dubitare, anche dopo che sono stati con lui per 40 giorno dopo la Resurrezione. Per avere fede non basta aver visto Gesù, averlo ascoltato e mangiato con Lui. Possiamo fare tante esperienze con il Signore e continuare a dubitare. Da quanti anni ci nutriamo di Lui e lo ascoltiamo? Sappiamo sempre riconosce la sua presenza negli altri o nelle varie vicende della nostra vita? Gli apostoli lo contemplano con gli occhi della carne, e solo dopo la sua ascensione, lo contemplano, non con gli occhi della carne ma con gli occhi del cuore: scoprono col cuore l’Amore del Signore.
Dopo la sua Ascensione due angeli si rivolgono agli apostoli con queste parole: “Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo?”. Parole che sono rivolte anche a noi che per vedere Gesù abbiamo lo sguardo rivolto al Cielo per contemplarlo, e non rivolgiamo lo sguardo sulla terra per poterlo vedere nei nostri fratelli miseri, abbandonati e rifiutati. Non stiamo a guardare il cielo, perché Gesù è ancora oggi vicino a noi, nel nostro mondo. Sono le sue parole alla fine del brano del Vangelo, che ci ricordano che “io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”. Domenica prossima celebreremo la solennità della Pentecoste, della discesa dello Spirito Santo: lasciamoci riempire della presenza dello Spirito e chiediamogli la grazia di illuminare gli occhi del nostro cuore per non vedere più le persone, le cose, gli avvenimenti con occhi umani, ma riconoscendo sempre la presenza di Gesù. Non dobbiamo solo guardare il cielo, ma dobbiamo guardare anche la terra con tutti i nostri fratelli. Sono le stesse parole di Paolo che ci ricorda che il dono dello Spirito illumini i nostri occhi per farci comprendere che la nostra eredità è quella dei santi. Questa festa della Ascensione deve ricordarci che anche noi dobbiamo “ascendere”, andare verso il Padre, vivere in intimità con Lui, essendo sempre aperti a tutti i nostri fratelli. È questa la nostra vocazione.
Concludo con una ultima riflessione. Questo avvenimento avviene in Galilea. Perché in Galilea e non in un altro posto? Precedentemente Gesù aveva detto che sarebbero dovuti andare in Galilea per incontrarlo veramente. Sembra strano! Lo avevano già incontrato perché erano stati con lui per 40 giorni dopo la resurrezione, e Gesù chiede loro di andare in Galilea per incontrarlo. Non chiede di starsene tranquilli nella loro casa, ma di andare in Galilea. La Galilea era un luogo di passaggio dove si incontravano carovane di mercanti, dove c’era confusione di vari popoli, dove passavano tanti eserciti che dovevano combattere, dove c’erano tanti migranti e persone esiliate: è qui, tra queste persone che gli apostoli devono annunciare il vangelo. E con la discesa dello Spirito Santo si inizia a costruire la Chiesa tra le persone abbandonate, misere e povere che vivono anche situazioni tristi e dolorose. Rivolgiamo i nostri occhi al cielo, a Dio, tenendo sempre presenti i nostri fratelli bisognosi. Non siamo soli nel nostro cammino.
“Andate e fate discepoli tutti i popoli. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”.