Battesimo di Gesù
Liturgia della Parola > Tempo di Natale

Battesimo del Signore
Diciamo sempre che “L’Epifania tutte le feste porta via”, ma l’Epifania è già passata, però oggi stiamo celebrando la festa del Battesimo del Signore, che ci fa chiudere il Tempo di Natale. Tutto è cambiato: ormai abbiamo liberato le nostre case dagli addobbi natalizi, abbiamo tolto l’albero di Natale e abbiamo già conservato il presepe col bambino che ci faceva tanta tenerezza. Anche lo scenario è cambiato. Non c’è più la grotta con la mangiatoia e non ci sono più neanche i pastori. Forse stavamo bene a contemplare il presepe, perché Gesù emetteva solo qualche vagito, ma era muto, non parlava. Ora Gesù non è più un bambino, ma è un adulto che parla, che ci offre tante indicazioni: per noi era meglio solo contemplare il presepe, piuttosto che ascoltare Gesù e dover cambiare la nostra vita.
Il giorno di Natale abbiamo contemplato Gesù che nasceva povero a Betlemme ed era stato riconosciuto e adorato dai pastori; per l’Epifania abbiamo ricordato i Magi, personaggi che venivano da lontano seguendo una stella, e hanno riconosciuto nel Bambino, l’Uomo-Dio, e lo hanno adorato. Possiamo dire che anche la festa del Battesimo di Gesù sia una manifestazione di quella che è la missione del Signore. Quale è la sua missione?
Il popolo ebreo aspettava che Dio mandasse un Messia glorioso e trionfante, che costringesse i nemici del popolo ad arrendersi, e invece la realtà è completamente diversa: il Messia gode la stima di Dio, ma non si impone con la forza. È mite, ascolta, dialoga, perché Dio agisce per amore e non per forza. E questo è anche il modo di agire di Gesù, che nel brano di Isaia ci viene presentato con l’immagine del Servo sofferente che viene per offrire misericordia e non per condannare, che viene per rialzare chi è caduto, e non per abbattere, e porta una speranza ai poveri, ai malati e a tutti quelli che sono prigionieri del peccato.
Con la festa del suo Battesimo al fiume Giordano, Gesù inizia la sua missione, come ci ricorda anche Pietro nel brano degli Atti, quando dice che “Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nazaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo”.
Perché Gesù riceve il battesimo? Come mai? Lui non era peccatore e non aveva bisogno di conversione! Il battesimo che amministrava Giovanni nel Giordano non cancellava il peccato, come il battesimo che riceviamo noi, ma il battesimo di Giovanni era un invito rivolto ai peccatori per convertirsi e accogliere l’amore di Dio che si manifesta in Gesù. Gesù, immergendosi nel Giordano, ha lavato le nostre colpe. Nel fiume Giordano, Gesù, che non è peccatore, non esita a mescolarsi con i peccatori perché è stato inviato per noi peccatori, e mettendosi in fila nel Giordano si umilia e rinuncia all’onore che gli sarebbe spettato: ricevendo il battesimo, prende su di se tutti i nostri peccati per redimerli. Si umilia, però il Padre gli restituisce la sua dignità: si spalancano i cieli (“si aprirono per lui i cieli”), e aprirsi i cieli indica l’iniziativa amorevole di Dio nei confronti dell’uomo; scende su di Lui (Gesù) lo Spirito Santo che lo investe della autorità e lo fa annunciatore (“lo Spirito Santo discendere come una colomba e venire su di lui”); si sente una voce dal cielo che lo riconosce come il suo Figlio amato (“Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento”).
È bello vedere che Gesù inizi la sua missione proprio qui, al fiume Giordano, in mezzo ai peccatori che hanno bisogno di conversione, e non al Tempio di Gerusalemme dove c’era il profumo dell’incenso che bruciava e dove c’erano i sacerdoti, e neppure in mezzo a tante persone pie che osservavano la Legge, ma inizia dove c’era il peccato, dove c’erano persone deboli.
Oggi chiudiamo il Tempo di Natale, ma il Natale, Dio con noi, deve essere sempre presente nel nostro cuore, attraverso la nostra vita di amore, misericordia e perdono.