24.a domenica Ordinario - Sito di don Antonello

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24.a domenica Ordinario

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24.a domenica Ordinario


Domenica scorsa il Vangelo ci aveva presentato Gesù che annunciava la parola di Dio in una località pagana, a Tiro e a Sidone, dove compie due miracoli, guarendo il sordomuto e bloccando la perdita di sangue a una donna, e anche oggi il brano del Vangelo ci presenta Gesù che annuncia il Regno di Dio, lontano dai centri in cui era sentita la presenza di Dio. Infatti Gesù, ora, predica nei “villaggi intorno a Cesarea di Filippo”, che era un luogo in cui confluivano tante persone del mondo allora conosciuto, portando le loro idee religiose, le loro divinità e i vari templi pagani.
Ed è proprio in questa situazione che Gesù pone una domanda ai suoi discepoli, e chiede:” La gente chi dice che io sia?”. Fa un sondaggio sulla sua identità. Le opinioni della gente sono varie: per alcuni è Giovanni Battista, per altri è Elia o un altro dei profeti. Ma a Gesù interessa sapere chi è Lui per gli apostoli, vuole sapere se anche loro seguono la mentalità della gente oppure se, per gli Apostoli, Lui è veramente importante, e chiede “Ma voi, chi dite che io sia?”.
Oggi, questa domanda, il Signore la rivolge anche a ciascuno di noi. Oggi nel mondo si parla tanto di Gesù, nel bene e nel male, ed è importante scoprire se noi seguiamo Gesù “per sentito dire”, perché ci mettiamo in fila dietro “la gente” che lo segue. Alcuni di noi hanno frequentato il Signore sin da bambini, altri, magari, inizialmente erano disinteressati alle cose della Chiesa, e hanno riscoperto la loro fede da adulti, e, insieme a noi, si sono messi a seguirlo.
Pietro, illuminato dallo Spirito Santo, a nome anche degli altri Apostoli, dice: "Tu sei il Cristo", cioè sei il Messia, il Salvatore, il Figlio di Dio, tu sei colui che mi dà la salvezza. È la fede di Pietro che lo porta a esprimere questa idea su Gesù. Però, in questo brano del Vangelo, abbiamo anche un altro quadro. Il primo quadro è la "confessione" di Pietro, il secondo quadro, invece, è la "sconfessione" di Pietro, perché Pietro ha la sua idea sul Messia, che secondo lui deve essere nella gloria, che vince, che domina sugli altri, mentre la figura del Messia che presenta Gesù è completamente all'opposto, come ci viene descritto anche nella prima lettura di Isaia. L'immagine che Gesù presenta è diversa dall’idea che aveva Pietro sul Messia, e che possiamo avere anche noi: il Messia che vuole essere Gesù è quello del Servo Sofferente che offre la sua vita per gli altri, e rivolto a Pietro che lo prende in disparte e lo rimprovera, Gesù gli dice: "Va dietro a me, Satana, perché tu non pensi secondo Dio ma secondo gli uomini". La strada che il Signore vuole seguire è la strada della Croce, vuole offrire completamente se stesso per la nostra salvezza, e invita anche tutti noi a prendere la nostra croce e a rinnegare noi stessi per poterlo seguire: “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua”.
La croce è sempre presente nella nostra vita, quotidianamente sperimentiamo la croce, la sofferenza. Può essere la nostra malattia, la malattia dei nostri cari, tante altre situazioni che ci fanno soffrire, e siamo chiamati a perdere la nostra sicurezza umana per essere inseriti pienamente in Gesù Cristo. È questo il cammino che dobbiamo fare. Se crediamo che Gesù Cristo è il Messia, il nostro Salvatore, il Figlio di Dio, vuol dire che dobbiamo accettare la Croce, che dobbiamo accettare questo Cristo che si offre per essere salvezza per tutti. Essere Figlio di Dio non vuol dire onore, ma vuol dire anche saper rinunciare alla propria vita, trasformandola in offerta per gli altri.
Come ci dice Giacomo nella sua lettera, per seguire Gesù, non basta la nostra fede in Lui, come aveva Pietro nei suoi confronti, ma servono le opere: accogliere e portare la propria croce, annunciandola agli altri con la gioia della nostra vita.
“Camminerò alla presenza del Signore nella terra dei viventi”.

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