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8 domenica Ordinario

Liturgia della Parola > Tempo Ordinario
8 domenica Ordinario

Domenica scorsa la Liturgia, attraverso le parole di Gesù e attraverso l’esempio di Davide che non uccide il suo nemico Saul, anche se ne aveva la possibilità, ci esortava ad amare i nostri nemici, a fare del bene, a benedire e a pregare per coloro che ci fanno del male. Sempre nel Vangelo di domenica scorsa, nella parte conclusiva, Gesù ci esortava a non giudicare con cattiveria gli altri, “perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio”.
Forse una delle cose che facciamo più frequentemente è quella di metterci a giudicare gli altri. Giudichiamo qualche persona della nostra famiglia per qualche comportamento che secondo noi è scorretto, giudichiamo i nostri amici, giudichiamo avvenimenti della nostra società e giudichiamo anche il nostro governo e chi cerca di governarci. E a livello umano è comprensibile che ci comportiamo così, perché dobbiamo valutare bene le persone o i gruppi a cui ci leghiamo: dobbiamo valutare bene le persone con le quali trattiamo e con cui abbiamo un rapporto. Devo valutare bene se sia il caso che io aderisca a qualcuno, oppure se sia il caso che mi allontani. Il giudizio sugli altri è un argomento molto delicato.
La fornace è una costruzione che serve per cuocere, per preparare i vasi costruiti dal vasaio, e allo stesso modo, anche il Vangelo è come una fornace che serve a costruirmi e a formarmi come persona e come cristiano. E per questo motivo che certe volte, sentendo il Vangelo, assumiamo dei comportamenti che ci spingono ad accettarlo o a rifiutarlo e a metterlo da parte. Per essere dei veri cristiani, dobbiamo fare in modo che le nostre parole, i nostri pensieri e il nostro cuore siano sempre guidati dal Vangelo.
Dobbiamo senz’altro amare i nemici, fare del bene, benedire e pregare per gli altri, ma non con un atteggiamento falso e ipocrita che ci fa sentire a posto come cristiani, ma in noi ci deve essere anche qualcosa in più: faccio tutto per amore dell’altro e lo aiuto nella sua crescita spirituale.
Il brano del Siracide, prima lettura, ci mostra che sono importanti le parole che usiamo verso gli altri, perché quello che esce dalla nostra bocca rivela quello che c’è nel profondo del nostro cuore: se nei confronti degli altri usiamo parole di odio e di contrasto, vuol dire che anche dentro di noi c’è l’odio, se usiamo parole di amore, forse nel nostro cuore stiamo sperimentando l’Amore e la Misericordia di Dio e lo comunichiamo agli altri.
Quando cerchiamo di correggere gli altri per qualcosa che noi riteniamo ingiusta o sbagliata, allora ci sentiamo maestri, ci consideriamo dei giudici giusti. Prima di correggere gli altri, dobbiamo pensare che innanzitutto dobbiamo migliorare noi stessi, e così, forse, ci sarebbe più pace nella nostra famiglia, nell’ambiente che frequento e in tutta la società. “Può forse un cieco guidare un altro cieco? – ci dice Gesù – Non cadranno tutti e due in un fosso?”.
Se abbiamo una trave nel nostro occhio non possiamo togliere la pagliuzza che è nell’occhio del nostro fratello, e se noi nel nostro cuore abbiamo la violenza, l’odio, non possiamo essere guide degli altri: è necessario che prima ci convertiamo e diventiamo immagine dell’amore di Dio. “Un discepolo non è più grande del Maestro”.
Solo se siamo pieni di Dio e seguiamo la sua parola, solo così saremo un albero buono che produce frutti buoni. “L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene”, e non saremo ciechi nell’aiutare un altro cieco, perché saremmo immagine di Dio Amore, Pace e Misericordia. E agli altri comunicheremo solo l’Amore di Dio e non le nostre idee.

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