33 domenica Ordinario - Sito di don Antonello

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33 domenica Ordinario

Liturgia della Parola > Tempo Ordinario
33 domenica Ordinario

Si racconta che un giorno una persona abbia chiesto al giovane Luigi Gonzaga che stava giocando, cosa avrebbe fatto se avesse saputo che nell’ora successiva sarebbe dovuto morire, e Luigi, con molta serenità, ha risposto che avrebbe continuato a giocare. Noi avremmo avuto un altro atteggiamento e saremmo stati pieni di paura. Davanti al problema della morte e del dolore, noi cristiani dovremmo avere questo stesso atteggiamento di serenità.
Alcuni brani della Bibbia ci parlano del “giorno del Signore”, della sua venuta finale e della sua venuta quando verrà a prendere per mano ciascuno di noi per condurci nel suo regno, e lo fanno con alcuni termini che in noi suscitano un po’ di paura: Malachia ci ha detto, prima lettura, “Ecco: sta per venire il giorno rovente come un forno”, e, “venendo li brucerà”, e anche il Vangelo ci presenta la venuta del Signore con parole drammatiche, e ci parla di guerre, rivoluzioni, terremoti, carestia, pestilenze, …. Tante volte, anche noi, vedendo i disastri, i terremoti presenti nel nostro mondo, abbiamo pensato che stesse arrivando la fine del mondo.
Nel brano del Vangelo vediamo che alcuni parlano della bellezza e della ricchezza del Tempio, e Gesù non si ferma ad ammirare le strutture del Tempio, che sono belle, ma che sono opera degli uomini, e il suo discorso va oltre, e presenta la venuta del Signore con l’immagine delle guerre, di nazioni contro nazioni, di carestie, ecc. E alcuni gli hanno chiesto quali saranno i segni che manifesteranno che tutto questo sta per accadere. Forse anche noi ci siamo posti la stessa domanda, quando verrà la fine del mondo e la nostra fine, e consideriamo i fatti che stanno succedendo intorno a noi, come una manifestazione che sta arrivando la fine del mondo. E tutto questo ci incute paura e, talvolta, ci impedisce di impegnarci nella nostra vita per poterci incontrare con il Signore.
Gesù, nel suo discorso, vede le sofferenze che troveranno i suoi discepoli, e che troveremo anche noi, quando dice “metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno”, però intravede anche un futuro che è pieno di speranza, perché, alla fine, il giudizio di Dio decreterà la fine dei malvagi e ci sarà il premio per le persone giuste, come ci dice il brano di Malachia che conclude con queste parole “Per voi, che avete timore del mio nome, sorgerà con raggi benefici il sole di giustizia”, e come conclude il discorso di Gesù che ci ricorda che “con la vostra perseveranza salverete la vostra vita”.
Il Signore viene, e noi dobbiamo attenderlo con fede, pazienza, fiducia e perseveranza, contando sempre sul suo aiuto, specialmente quando noi e tutto il mondo, sperimentiamo momenti di difficoltà e di sofferenza. Tutto ha una fine: come è finito il bel Tempio di Gerusalemme, del quale esiste solo un muro, come sono finite tante realtà costruite dagli uomini, come finiremo anche tutti noi che stiamo attendendo la venuta del Signore.
Forse, per il fatto che il Signore ancora non viene, siamo spinti a non impegnarci più nella nostra vita, siamo spinti a trascurare tante cose; ma Paolo ci ricorda che dobbiamo attendere il Signore con opere di carità, con impegno e generosità, lavorando con le nostre mani, senza approfittare degli altri.
“Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita”.

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