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Liturgia della Parola > Tempo Ordinario
2 domenica Ordinario


Abbiamo concluso i “tempi forti” dell’Avvento e del Natale, nei quali ci siamo preparati a rivivere la nascita del nostro Salvatore, e con questa domenica iniziamo la prima parte del “tempo ordinario”, sino ad arrivare ai tempi forti della Quaresima e della Pasqua, quando rivivremo la Morte e la Risurrezione di Gesù, per poi continuare con la seconda parte del “tempo ordinario”.
Cosa è il Tempo ordinario? È un periodo senza significato, a differenza del Natale e della Pasqua? No! Il Tempo ordinario è il periodo durante il quale non celebriamo qualche evento particolare della esperienza di Gesù, ma è un periodo durante il quale siamo chiamati a vivere con impegno tutte le scoperte e le novità che abbiamo sperimentato in Avvento, a Natale, in Quaresima e a Pasqua.
Senz’altro possiamo dire che la liturgia di questa 2.a domenica del Tempo ordinario è una continuazione della Epifania, quando Gesù è stato riconosciuto dai Magi come inviato da Dio, ed è una continuazione della solennità del Battesimo di Gesù, domenica scorsa, quando al Giordano Gesù è stato riconosciuto come il Figlio eletto di Dio.
Il profeta Isaia, prima lettura, attraverso la figura del Servo di Dio che diventerà “Luce delle nazioni”, ci mostra chi è Gesù, che da servo sarà Figlio di Dio che toglierà il peccato del mondo. Cosa vuol dire che Gesù toglie il peccato del mondo? Non vuol dire che il peccato è scomparso. No! Il peccato è sempre presente nella nostra vita. Il male si annulla con il bene, con la giustizia, con la verità, e Gesù con la sua vita di amore e di donazione ha annullato, ha vinto il male, dando anche a ciascuno di noi la forza di contrastare il male: di fronte alla violenza siamo chiamati ad esercitare la mitezza, di fronte all'odio, ad esercitare l’amore, di fronte all'egoismo siamo chiamati ad esprimere l’amore.
Giovanni Battista, con le parole “Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo”, ci mostra che Gesù, con la sua vita di amore e con il suo sacrificio, è l’unico salvatore del mondo. Gesù è il “Servo sofferente” di cui ci ha parlato Isaia, che si è caricato delle nostre sofferenze e si è addossato i nostri dolori. Non toglie i nostri peccati, i nostri atteggiamenti sbagliati che noi continuiamo a fare, ma ci libera “del peccato”, ci libera dalla incapacità che abbiamo di amare gli altri e il mondo.
Paolo, nel brano ai Corinzi, mette le sue forze e la sua capacità a servizio della comunità: è un invito che viene rivolto anche a tutti noi di metterci a disposizione degli altri, per poter seguire veramente il Signore.
Vivere da cristiani vuol dire che siamo chiamati ad amare gli altri come Gesù ci ha amati, facendoci servi e donando la nostra vita a tutti coloro che incontriamo. Come possiamo anche noi, togliere il peccato del mondo, se anche noi siamo peccatori? Il bene che noi facciamo agli altri, si diffonde. Ogni giorno dobbiamo ricominciare a essere sempre in sintonia con il bene.
“Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo”: Gesù non toglie “i peccati”, ma con il suo amore e con la sua donazione toglie “il peccato”, toglie la realtà del male che è presente nel mondo e in ciascuno di noi, e, attraverso la nostra vita di amore, di pace e di giustizia, rende anche noi capaci di togliere il male, il peccato, dalla nostra società.

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