Santa Famiglia 30 dicembre
Liturgia della Parola > Natale

Santa Famiglia
Oggi è la festa della Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe, e celebrare questa festa vuol dire che anche noi dobbiamo prenderne l’esempio per poter crescere singolarmente e come famiglia, nel nostro rapporto di dialogo e di amore con Dio.
Vediamo quali aspetti ci offre la Liturgia odierna per la nostra riflessione e maturazione. La prima lettura ci mostra la nascita del profeta Samuele, da Elkanà (il padre) e da Anna (la madre che era sterile), nascita che ottengono attraverso la loro fede e la loro preghiera. Una volta che Samuele è svezzato, lo portano al Tempio e lo offrono al Signore. Anche in noi e nella nostra famiglia ci deve essere sempre l’offerta di noi stessi, la preghiera e la fiducia in Dio.
Il brano del Vangelo di Luca ci presenta la Vergine Maria e san Giuseppe che sono fedeli alla tradizione, e salgono a Gerusalemme per la festa della Pasqua, insieme con Gesù che è dodicenne.
Gesù era già stato nel Tempio del Signore quaranta giorni dopo la sua nascita, come Samuele, quando i suoi genitori lo avevano offerto a Dio, e Gesù viene presentato assieme a una coppia di tortore o di giovani colombi, come era l’offerta dei poveri, e la famiglia di Gesù era proprio una famiglia povera. Non sono povere solo le nostre famiglie e noi, ma anche la famiglia di Gesù era povera.
Oggi contempliamo Gesù che è di nuovo nel Tempio, non per essere presentato e offerto a Dio dai suoi genitori, ma questa volta Gesù è coinvolto in prima persona. La Legge prescriveva che si andasse in pellegrinaggio al Tempio, e Gesù compie questo pellegrinaggio a Gerusalemme, anche se non aveva ancora compiuto tredici anni: questo ci mostra la profonda religiosità della Santa Famiglia. La Santa famiglia è una famiglia povera, come siamo noi, ed è una famiglia profondamente religiosa, come era anche la famiglia di Samuele, e con questo spirito religioso dovremmo essere anche noi, e con questo spirito religioso dovrebbero essere anche le nostre famiglie: dobbiamo avere una profonda religiosità, come la famiglia di Nazareth.
Noi, nelle nostre famiglie, ci preoccupiamo per i nostri figli, per la loro educazione civile e sociale, ci siamo preoccupati per la loro religiosità, per la loro salute e per la loro presenza, e anche Maria e Giuseppe si sono preoccupati di Gesù.
Quando i suoi genitori, insieme alla comitiva, ripartono per Nazaret, avviene qualcosa di inaspettato: Gesù, senza dire nulla, rimane nella Città. Per tre giorni Maria e Giuseppe lo cercano e lo ritrovano nel Tempio, a colloquio con i maestri della Legge; i genitori gli chiedono spiegazioni, “Figlio, perché ci hai fatto questo’, e Gesù risponde che non devono meravigliarsi, perché quello è il suo posto, quella è la sua casa, presso il Padre, che è Dio: “Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?”. Ma i genitori “non compresero” la sua risposta. I genitori avevano capito che Gesù era il figlio venuto da Dio, ma forse non avevano ancora compreso che era il Figlio di Dio, il Messia, il Salvatore, come non lo aveva compreso il popolo di Israele, e come, forse, non abbiamo compreso neppure noi che Gesù è il Messia e non solo un leader che ci dona bei discorsi.
Il silenzio di Giuseppe, uomo giusto, e l’esempio di Maria, che custodiva ogni cosa nel suo cuore, ci facciano entrare nel mistero di fede e di umanità che è presente nella Santa Famiglia.
Ci dice Giovanni di ringraziare Dio per il grande amore che ci ha manifestato facendo diventare anche noi suoi figli, e quindi apparteniamo anche noi alla Santa Famiglia di Dio, e siamo invitati a credere nel nome del Figlio Gesù e ad amarci gli uni gli altri: solo così vivremo come la Santa Famiglia.
Auguro a tutti di vivere alla presenza di Dio con lo stesso amore e con la stessa gioia della famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe.