32 Ordinario
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32 domenica Ordinario

In queste ultime domeniche la Liturgia prevalentemente ci invita a vigilare, ad attendere con gioia lo Sposo (Cristo), e farlo entrare nel nostro cuore. E questo è difficile, ci impegna molto, ma per poter scegliere e seguire il Signore abbiamo bisogno della Sapienza.
La parola “sapienza” viene da una parola latina che significa “gustare”, “trovare il gusto delle cose”. Tra noi cristiani, chi è sapiente? Chi ha studiato teologia o filosofia? È sapiente il Vescovo, perché è Vescovo? Siamo sapienti noi sacerdoti, proprio perché siamo sacerdoti? Sono sapienti le suore, perché hanno deciso di seguire Cristo? No! Non per questo motivo. È sapiente anche il semplice cristiano che prova gusto per le cose di Dio, che vive con impegno la sua vita cristiana, che prega, che legge e vive la Parola di Dio, perché ha scoperto che la presenza di Dio ci nutre e ci dà gioia e pace. Dobbiamo scoprire e vivere anche tutti noi la bellezza di quello che ripetiamo al Salmo responsoriale: “Ha sete di te, Signore, l’anima mia”. Cerchiamo il gusto, la bellezza dello stare con Dio!
Perché dobbiamo lasciarci attirare dal Signore? Quale è il gusto, il sapore che ci attira a Dio? Paolo nel brano della 1.a Lettera ai Tessalonicesi dice queste parole “Non vogliamo, fratelli, lasciarvi nell'ignoranza a proposito di quelli che sono morti, perché non siate tristi, come gli altri che non hanno speranza”. La presenza di Dio dentro di noi ci dà la speranza anche nel momento della nostra morte o nel momento della morte di una persona cara, perché, ci dice sempre Paolo, “se infatti crediamo che Gesù è morto e risorto, così anche Dio, per mezzo di Gesù, radunerà con lui coloro che sono morti”. Abbiamo la speranza della nuova vita per l’uomo, anche quando attraversiamo il mistero della morte.
Se abbiamo fede, se abbiamo speranza in una realtà migliore, allora comprenderemo che il Signore è con noi, saremo sempre con lui, perché lui è con noi e ci attende per la vita eterna. Gesù racconta la parabola delle 10 vergini che sono invitate a partecipare al banchetto delle nozze, quando arriva lo sposo, e 5 di queste vergini erano sagge, avevano la sapienza, e attendono la venuta dello sposo, portando con loro anche l’olio per tenere accesa la fiamma delle loro lampade.
Gesù conclude questo brano con questa esortazione che viene rivolta a tutti quanti noi “Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora”. Aspettando il Signore, dobbiamo vigilare, dobbiamo essere svegli, desti. In mezzo alla baraonda di questo mondo, tante volte anche noi crediamo alle lusinghe che questo mondo ci offre e diventiamo dei cristiani sonnecchianti.
“Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora”. E l’olio che dobbiamo portare appresso perché la nostra lampada non si spenga, è l’olio della nostra preghiera e della carità. Cresciamo sempre più nella carità verso gli altri e nella nostra preghiera, nel nostro incontrarci con il Signore, e scopriremo sempre più la gioia, il gusto, il sapore, dell’essere sempre in comunione con Dio e con i fratelli.