20 Ordinario
Liturgia della Parola > Tempo Ordinario
20 domenica Ordinario

Il brano del Vangelo ci mostra Gesù che si allontana dalla sua terra e va nella zona di Tiro e di Sidone, una zona straniera, dove gli si presenta una donna, una cananea, che non appartiene al popolo eletto, e che sperimenta l'amore e la misericordia del Signore, il quale guarisce sua figlia che è tormentata da un demonio. Tutti quanti partecipiamo dell'amore e della misericordia di Dio, che viene incontro a ciascuno di noi, alle nostre sofferenze, alle nostre avversità, che viene incontro ai nostri problemi.
Per la nostra riflessione mi limito a prendere qualche spunto dal Vangelo. Questa donna chiede al Signore di guarirle la figlia che è tormentata da un demonio, “ma egli non le rivolse neppure una parola”: secondo noi avrebbe dovuto rivolgerle una parola di conforto, mostrando comprensione per la sua sofferenza, ma egli inizialmente non le rivolge neppure una parola, e successivamente Gesù dice due frasi che possono essere intese come rifiuto ed esclusione. Infatti afferma che Lui è stato mandato per le pecore perdute di Israele (e non per gli stranieri), e poi paragona questa donna a un cagnolino: “Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini”.
Questo atteggiamento di rifiuto da parte di Gesù nei confronti di questa donna che ha bisogno di aiuto, forse ci può scandalizzare, ma è lo stesso atteggiamento che anche oggi ha la Chiesa nei confronti di alcune categorie di persone che, a causa della loro vita, si sentono rifiutate e fanno morire la loro fede. Come questa cananea che si sente rifiutata dal Signore, anche oggi esistono e ci sono tanti “cananei” che si sentono rifiutati e non accolti e compresi dalla Chiesa e dai cristiani.
Pensiamo ai divorziati risposati che non possono accostarsi a ricevere l’Eucarestia, pensiamo ai gay, alle coppie di maschi che si sposano tra di loro, e ugualmente alle coppie di femmine sposate tra di loro, che si sentono escluse e non comprese. Certamente non possiamo assecondare questi comportamenti, come cristiani non possiamo essere d’accordo su certe situazioni, ma, stranamente, è proprio tra queste categorie di persone che spesso si incontra il desiderio di una relazione con il Signore e la ricerca di una preghiera profonda. Allora, cosa si può fare per risolvere il problema?
Il Vangelo di oggi non dà una soluzione per risolvere questo problema, ma certamente offre un messaggio di speranza. Questa cananea, andando oltre il presunto rifiuto di Gesù, ostinatamente continua a credere e a sperare. E Gesù, alla fine, loda proprio questo, e le dice: “Donna, grande è la tua fede”: e non la loda perché è una cananea che non appartiene al popolo ebreo o perché segue le sue divinità, ma la loda perché, pur non appartenendo al popolo eletto, ha dimostrato di avere una grande fede. La loda perché aveva capito che Dio è amore e misericordia, e che non poteva abbandonarla. “Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri. E da quell’istante sua figlia fu guarita”.
Anche noi possiamo diventare come questa cananea, e possiamo sperimentare che il Signore e la Chiesa non ci ascoltino, e spesso non riusciamo a capire cosa il Signore fa di buono per noi che lo invochiamo sempre, non ci esaurisce e continuiamo a restare nella sofferenza. Nonostante tutto, facciamo come facevano tanti santi quando non sentivano più la presenza del Signore: nonostante tutto, cerchiamo di continuare ad avere fede in Lui. “Donna, grande è la tua fede!”
"Popoli tutti lodate il Signore": tutto il mondo, tutta l'umanità, noi, possiamo sperimentare sempre l'amore e la misericordia del Signore.