15 Ordinario
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15 domenica Ordinario

Gesù ha parlato, e ancora oggi ci parla, anche attraverso delle parabole, ma spesso noi non ascoltiamo, o se ascoltiamo, siamo distratti da altre realtà che sono più facili da seguire della Parola di Dio, e non viviamo gli insegnamenti che Dio ci vuole trasmettere. Ma Gesù continua a seminare la Parola di Dio, sicuro che, prima o poi, apriremo le nostre orecchie e il nostro cuore per accoglierla, e inizieremo una nuova vita, diversa.
Il brano di Isaia ci dice che la Parola del Signore è efficace, e la paragona all'acqua che è tanto attesa anche oggi dal contadino. La pioggia e la neve scendono dal cielo e vi ritornano dopo che hanno irrorato la terra e l’hanno fatta germogliare per dare frutti da mangiare per gli uomini. Così anche la Parola di Dio produrrà frutti buoni nel nostro cuore e nel mondo, se la accogliamo. Questa Parola di Dio ci è inviata per irrigare il nostro cuore, per essere nostro nutrimento, per aiutarci a ritrovare la speranza, per farci sentire che non siamo soli.
Preghiamo lo Spirito Santo perché ci illumini e perché ci apra gli occhi e le orecchie per accogliere la Parola di Dio, per convertirci e cambiare vita, anche se siamo pieni di noi stessi, e non riusciamo a comprendere quello che il Signore ci dice. Gesù, ogni giorno, ogni domenica, ci fa sentire la sua Parola, e oggi, con le parole di Matteo, ci presenta la parabola del seminatore che getta il seme nel terreno, e, secondo dove capita il seme, i frutti che produce sono diversi.
Una parte dei semi cadde nella strada e gli uccelli la mangiarono. Questa strada siamo noi quando ascoltiamo la Parola di Dio, ma non la assimiliamo: per capire la Parola dobbiamo avere il silenzio dentro di noi e dobbiamo desiderare Dio. Dio, lo desideriamo veramente?
Un’altra parte cadde sul terreno sassoso dove germogliò subito, ma non aveva radici profonde e il sole la bruciò: questo terreno sassoso siamo noi quando ascoltiamo la Parola: siamo subito entusiasti, ma non ci fermiamo a meditarla e non la viviamo. Il nostro cuore resta un sasso, non c’è posto per altro: nel nostro cuore non c’è posto per Dio.
La terza parte del seme cadde tra i rovi e questi, crescendo, la soffocarono. Nella nostra vita ci sono tante situazioni che nel nostro cuore possono soffocare la Parola: ogni uomo, e forse anche noi, desideriamo la ricchezza, la carriera, il benessere, una vita senza problemi, e molte volte, anche la sofferenza, il vedere che siamo soli e abbandonati, impediscono al nostro cuore di aprirci a Dio, e non accogliamo la sua Parola.
Infine l'ultima parte cadde sul terreno buono, e dette frutti abbondanti e preziosi. Gesù vuol farci capire che, anche se abbiamo sbagliato perché siamo stati “strada” con la Parola di Dio, anche se siamo stati un terreno sassoso e viviamo in mezzo a tante situazioni che ci impediscono di accogliere questa Parola, abbiamo sempre la possibilità di diventare un terreno buono, e presentare agli altri l’Amore e la Misericordia di Dio, con le nostre parole e con la nostra vita di Amore.
Abbiamo parlato spesso del peccato che porta sofferenza nell’uomo e disastri nella natura (“Terrore”, diceva il profeta Geremia): uomo e natura siamo accomunati in questa triste realtà a causa del peccato, ma siamo associati anche alla Risurrezione di Cristo: le sofferenze di oggi, che viviamo noi e che vive il mondo, sono niente di fronte a quello che diventeremo, quando saremo inseriti pienamente nella risurrezione di Cristo, come ci ricorda Paolo nel brano della Lettera ai Romani “Noi gemiamo interiormente aspettando l’adozione a figli, la redenzione del nostro corpo”.
Tante volte ci siamo dimenticati di Cristo, non abbiamo pregato, ci siamo trastullati con cose insignificanti, con cose povere, però Gesù ci attende sempre, e aspetta che tutti noi accogliamo e viviamo la Parola di Dio: allora, e solo allora, saremo realmente dei veri figli di Dio.