2 dopo Natale
Liturgia della Parola > Tempo di Natale
2 domenica dopo Natale
Il brano del Vangelo di Giovanni lo abbiamo già sentito nella messa del giorno di Natale e in uno dei giorni passati. La Liturgia, riproponendoci questa lettura, ci propone di meditare nuovamente su questo mistero della nascita di Dio tra di noi, che abbiamo celebrato il giorno di Natale, ma che forse non abbiamo esaminato in profondità. Oggi siamo invitati a meditare sia su questo mistero della incarnazione ed esaminare anche la nostra esperienza di discepoli.
Una immagine che è presente sia nel brano del Siracide e sia nel Vangelo è l'immagine della "tenda", della abitazione. Il passo del Siracide ci presenta la Sapienza come una creatura che fin dall'inizio sta presso Dio: la Sapienza agisce quando Dio crea tutte le realtà ("in essa tutto è stato creato"), cioè Dio crea tutte le realtà con la sua Sapienza, e la Sapienza agisce anche al momento della nostra redenzione, e fissa la sua tenda, la sua abitazione tra di noi. E Giovanni ci mostra che la Sapienza è il Verbo, che era in Principio ("In principio era il Verbo"), e ci dice che tutte le cose sono state create in Gesù Cristo, che ha assunto la carne e la debolezza umana, e ha posto la sua dimora tra di noi, e, forse, anche noi no lo accogliamo sempre. Questa sembra filosofia difficile da capire, ma, in concreto, quale è la nostra realtà se facciamo esperienza di Gesù Cristo? Se ci incontriamo con Lui, qualcosa cambia nella nostra vita?
Incontrandoci con Cristo, facciamo una esperienza di luce, perché Lui illumina la nostra vita, e illumina anche il dolore, la fatica e dà un senso nuovo anche alla morte. Ci mostra un sentiero di speranza in mezzo a tutte le strade false che il mondo ci propone. Se ci incontriamo con il Signore, anche la nostra vita che è piena di fragilità, di egoismo, che è piena di peccato, con Lui nel cuore, faremo una esperienza di vita piena, perché dentro di noi ci sarà la vita stessa di Dio che ci darà la forza di vincere il male con il bene e la forza di donarci agli altri senza paura.
E in questo modo vivremo una esperienza di grazia, vivremo l'esperienza di un amore immeritato, che ci viene offerto e donato, e sarà una esperienza che da persone egoiste ci trasforma in persone ospitali, in persone accoglienti, che si donano agli altri.
Abbiamo la possibilità di essere dei veri figli di Dio, però dobbiamo passare attraverso una nuova nascita. Dobbiamo nascere anche noi nella umiltà e semplicità di Betlemme, per essere "generati" da Dio e dal suo amore. Non scoraggiamoci, perché Dio è l'Emmanuele, è il "Dio con noi", che condivide il nostro cammino quotidiano.
Il Figlio si è fatto uomo perché noi diventassimo partecipi della sua natura divina e attraverso di lui potessimo entrare stabilmente in comunione con il Padre e con lo Spirito Santo.
"Il Verbo si è fatto carne e ha posto la sua dimora in mezzo a noi".